LIBRI - 19/10/2007

A proposito di "E come un verso..."

DI ALESSANDRO D'ALESSANDRO

prima della lettura, cfr QUI

Sandra insegna, ma per vocazione e passione; in realtà potrebbe fare la psicanalista, la giornalista, la scrittrice, la direttrice e altro. Questo per dire che la sua poesia, dai temi apparentemente quotidiani, nasce sull’humus di una stratificazione culturale di impressionanti proporzioni.
Perché dunque i suoi versi sembrano a prima vista semplici e cantabili? La risposta è che la sua poesia nasce da un cronotopo personalissimo e a volte banalissimo, ma poi di lì vola, attraverso le parole, ad un livello universale. Qualcosa di simile, che noi sappiamo, la si legge solo in Leopardi e, forse, ma in misura ridotta, in Saba. Anche in Penna? Forse, ma non ne siamo del tutto certi. Il paragone che ci viene più spontaneo è con Alda Merini; ma, rispetto ad Alda, i percorsi di Sandra sono meno legati, più spontanei e immediati. Potremmo sbagliarci, ma la differenza è che i versi di Alda fluttuano sulla superficie di una stratificazione culturale non però del tutto abbandonata; quelli di Sandra, invece, spicciano come getti di solfatara nel totale oblio di tale stratificazione che pure c’è ed è cospicua.
In questa totale libertà noi riconosciamo il segno di un insegnamento autorevole. Come Nietzsche (Zarathustra), Sandra, dopo aver ripercorso la genealogia della cultura occidentale, lancia i suoi versi, con energia di donna, che lei possiede in grande quantità, al di là del bene e del male, intesi però non in senso tradizionale. Ci troviamo insomma, secondo noi, di fronte alla celebre trasvalutazione preconizzata dal filosofo più di cento anni fa. Il bene è l’amore delle donne, delle spose, delle madri, delle figlie; il male è la guerra, l’odio, la tolleranza, il disamore, il maschio stupido e cazzone. Se si riesce a pervenire a questo livello di consapevolezza, si riesce forse anche a capire che il superuomo di cui parlava Nietzsche, e che egli non poteva né immaginare né delineare, chiuso com’era nell’orizzonte del maschile, e quindi del femminile, così com’erano concepiti in fin de siècle, è proprio la donna e che la donna, da tre secoli a questa parte, sta lentamente uscendo dal bozzolo in cui la cultura occidentale l’aveva chiusa. In realtà, se c’è un paragone ancora più ovvio di quello con Alda, è quello con Lou Salome Andréas, anche per i numerosi dettagli semplicemente esistenziali; ma non vogliamo entrare qui nella vita privata di Sandra che eventualmente potrà essere svelata ex post.
Diciamo in vece e in breve le tappe più importanti della rivoluzione femminile: la riforma protestante, la rivoluzione inglese, la colonizzazione dell’America, la rivoluzione americana, la democrazia americana, il cinema, la biologia e, oggi, l’immane tragedia che ci attende nel confronto con l’Islam e col lontano oriente. Di queste tappe la più significativa, a nostro parere, è quella biologica, evidentemente evoluzionistica e anticreazionista. Dio non creò prima Adamo e poi Eva, come sarebbe ovvio anche per un bambino; ma prima Eva e poi Adamo. E se le donne vivono più degli uomini è per la semplice ragione che la biosfera assegna loro il compito di provvedere ai figli il più possibile; e se sono più forti di noi nelle prove di resistenza è perché il corpo femminile è stato costruito per partorire. Insomma se c’è un superuomo questo è una donna e non un uomo, perché, fuori dal creazionismo, se c’è un precedente di Adamo (e anche di Eva), quello non può che essere una donna: mentre non vale il contrario, se non nelle teste bacate dei religiosi maschi. Infatti mentre l’atto della fecondazione può essere immaginato come un banalissimo incidente di brevissima durata, quelli della gestazione e del parto vogliono il tempo che vogliono. Di tutto questo naturalmente, sia detto per inciso, gli uomini di religione (dai protestanti agli sciamani africani) non sanno nulla ed è inutile starglielo a spiegare.
Però se è vero, allora i testi di Sandra li possiamo ricollocare nella loro giusta prospettiva. Provo quindi a darne qui uno schema astratto di lettura e a farne poi la prova su uno dei componimenti contenuti nella raccolta.
Schema. Un banale episodio dell’esistenza (pretesto) – memorizzazione impressionistica di esso e gestazione (testualizzazione) – restituzione di esso nei termini di una folgorazione universale (testo).
Ora prendiamo per esempio “Pensiero” a pag. 27 della raccolta. Il pretesto è un incontro in acqua, al mare, in piscina o chissà dove. Il testo invece allude alla difficoltà che ormai universalmente l’umanità incontra nei suoi tentativi di amare. Come si vede, non è possibile, leggendo, scindere i due piani: essi aderiscono l’un all’altro stritolando ed eliminando ogni indiscreto residuo culturale in un messaggio di portata universale anche se scaturito da un banale pretesto esistenziale. Questo è Sandra: ogni volta che la passione fiacca il suo cuore come il vento che sui monti abbatte le querce, lei sente la presenza di Afrodite e, come Saffo, pur rivolgendosi alla dea, parla però a tutti noi per consegnarci, come ogni poeta che si rispetti, saperi di portata universale.