LIBRI - 10/11/2006

"E Come Un Verso..." di S. Lombardi

ALESSANDRO D'ALESSANDRO

Per riconoscere la poesia vera dalla carta imbrattata io uso un espediente: la presenza o meno di uno o più mitologemi. Mitologema è un termine coniato, credo, da Frazer, per indicare, credo, l’unita minima di mitico operante in una qualsiasi affabulazione. Se il tessuto verbale con cui si presenta una poesia poggia su un ordito di mitologemi e si svolge sulla trama di un linguaggio che, proprio in grazia di quei mitologemi, non può essere altro da quello che è, allora vale la pena di continuare a leggere; allora l’opera poetica può forse operare quella mise en abime che è l’unica esperienza per la quale vale la pena di cimentarsi con un testo. Anche Saussure sarebbe rimasto a bocca aperta di fronte a un verso come questo: gli unici esseri ad essere seri (pagina 61).
Sandra odia qualsiasi menzogna e qualsiasi camuffamento, per cui ha posto in limine di questa essenziale raccolta della sua produzione del decennio 76-86, del secolo scorso, la poesia Silenzio, nella quale chiarisce al lettore quasi tutto quello che c’è da chiarire se il lettore vuole avventurarsi nelle pagine restanti. Tra la veridicità e la menzogna c’è il silenzio, cioè l’omissione di parola, e si capisce subito che questi pochi versi, queste scarne sillabe, sono la scelta dolorosa di una carne che si fa logos per disperazione, per non perdersi; e si capisce anche che il tu istituzionale della poesia è l’uomo, anzi gli uomini. Paradossalmente il titolo di questa raccolta si potrebbe integrare in questo modo: “E come un verso… è quanto io avrei voluto dir-ti/-vi.”; cioè l’immagine concentrata del mondo che io avevo miticamente intussuscettato nei miei felici anni di bambina, nella fanciullezza felice in cui l’amore del padre mi sembrò miticamente l’amore che qualsiasi uomo sarebbe stato in grado di darmi, quell’immagine si è frantumata di fronte alla tua/vostra incapacità di agire senza la menzogna. Perciò l’empito amoroso, anch’esso mitico, cioè praticamente il mitologema portante di tutto il libretto, forse emblematizzato nei pini spesso ricorrenti come immagine, si spegne deluso di fronte all’insensibilità del compagno indifferente o addirittura incapace di capire. Sandra dunque chiarisce in limine che tutto il libretto sarà la rappresentazione della lotta dei miti contro la menzogna, insomma una Mitopseudomachia. Nella poesia successiva, la cui tessitura è chiarissima, il Mito con la emme maiuscola fa la sua comparsa e rivela la sua connessione originaria con l’avventura esistenziale di Sandra: l’amore “cosa universale” / e non egoismo di umana natura.
Chi conosce Sandra sa che è impossibile conversare con lei senza che lei prima o poi non sfoderi a memoria una delle sue poesie e, còlto di sorpresa, si chiede come sia possibile prima di tutto tanta memoria e in secundis tanta sfrontatezza.
Non si tratta di sfrontatezza, ma del suo contrario: un discreto rispetto dell’altro di cui Sandra non perde mai la fiducia che possa capire anche se lei si esprime con la velocità fulminea di immagini concentrate del mondo, cioè di miti. La sua però è una fiducia mal riposta. Lei vuole credere ancora nell’esistenza di un essere estetico, che, morto sul finire dell’800, è stato definitivamente seppellito nel 900. I ghetti e i campi di sterminio del secolo scellerato appena trascorso non furono solo quelli reali in cui si perpetrarono vari genocidi, ma furono anche quelli in cui le invasioni della barbarie masmediatica crearono ghetti di esseri umani il cui primo obbligo era, ed è ancora purtroppo, quello della sterilizzazione della sensibilità. E oggi, all’inizio del terzo millennio, l’anestesia obbligata diffonde la cenestesia in tutti e chi ha la “sventura” di conservare per grazia naturale un minimo di sensibilità non può che cercare rifugio nella consolazione di varie attività di nicchia, fra le quali credo si possa inserire oggi anche la pratica della poesia.
Queste poesie furono scritte in un decennio cruciale per la storia italiana (morte e resurrezione di due grandi uomini: Moro e Craxi) e per la storia del mondo (passaggio dai blocchi contrapposti all’impero monocratico degli USA). Nulla di tutto questo in esse, se si eccettua un grido disperato con cui la concentrazione mitica sfronda quanto c’è di inutile ed esprime in modo essenziale la temperie angosciosa in cui il sentimento è còlto: avevo smarrito / la fede nel Partito (in Se non erro, a pagina 31). Anche il Partito, un maschio cattivo la pi maiuscola, come dicevano le femministe di quegli anni, non è più affidabile. Non si può accusare Sandra di esagerazione se osa paragonarsi a Gesù Cristo. In quegli anni la sua situazione esistenziale era tale da poter essere utilizzata naturalmente come metafora dell’enorme rivolgimento in atto in Italia e nel mondo. La sovrapposizione con Cristo non è, come al solito, soltanto mitica, ma anche affabulatoria. Non si tratta del Cristo disperato che prega il padre di allontanare da lui l’amaro calice; ma di un Cristo mitico sovrapposto alla poetessa sofferente e perciò un Cristo delirante (pagina 35); quasi una bestemmia, insomma.
Ma insomma prova almeno un desiderio questa creatura infelice? Certamente; ma osservate come esso si raggrumi nella solita concentrazione mitica (pagina 37) e divenga quindi metafora del più universale desiderio di mondi buoni. Un esempio di come questa forza mitopoietica da cui Sandra è invasata trasformi in mitologema qualsiasi cosa tocchi si può leggere a pagina 39, in Mito e favola, dove la poetessa accosta, certo inconsciamente, mito e affabulazione. Il significato profondo della poesia è, secondo me, il seguente: non si dà mitopoiesi se non c’è l’unione fra questi due elementi primigeni dello spirito umano, e senza mitopoiesi non ci può essere poesia.
Questo libretto è secondo me un piccolo miracolo, un fiore nel deserto del disinganno estetico e della spettacolarizzazione terroristica; un farmaco forse per tutti gli aspiranti suicidi; una speranza, certo, per tutti coloro che non hanno ancora smesso di credere nelle risorse umane e nella possibilità che il nostro genere riesca a trovare una via per non autodistruggersi. Speranza flebile in mezzo ai venti di guerra che fanno oscillare paurosamente la sua fiammella, ma pur sempre speranza. In esso l’espressa disponibilità ad amare, miticamente attinta dal più profondo di un essere umano donna, continua a restare, come questa fiammella, ostinatamente accesa.

N.B.: per acquistare il libro (€ 12) rivolgersi all’editore: Libroitaliano World - Via Risorgimento, 53 - 97100 Ragusa - e-mail info@libroitaliano.it - www.libroitaliano.it; o direttamente all’autrice: tel. 06/7008613; 335/5898843; 0863/54387.