SCRIPTA MANENT - 13/11/2006

Ah, nos amours!

NICOLA MARTINI

Quelli arrotolati come sacco a pelo e buttati in soffitta a muffire di solitudine, dispiegati ogni tanto magari a primavera, per sentirne l’odore stantio e lasciar andare un paio di lacrime, non di più, laddove ti infastidisce maggiormente: ai lati della bocca.
Nos amours, gettati nella Senna con la foga dei quindici anni e ripescati con la fatica del doppio, mentre agli occhi non basta una sola passata di dorso della mano per rischiarare l’anima. Ore trascorse a contare ore e chi sta pescando usa amo e pazienza ma gli amori non abboccano, se ne stanno sul fondo lasciando mulinare le correnti un palmo più su. Se ne stanno coricati stringendosi le ginocchia al petto e quando arriva la fitta più forte ingoiano maalox e ricordi. E’ il profumo di un organetto a piegarci in due, mica quello delle note, dell’organetto sotto i portici di una piazza, domenica di maggio domenica della vita.
Nos amours sono passi come le rose non volute, come i sospiri sospirati due volte, sono ebbri di numerò cinq e di scaglie di vetro conficcate nei polsi. Agitati dei delle correnti che vorrebbero trasformare il fiume in oceano e falliscono falliscono nos amours stropicciati e infiniti, malandati di rese e assalti, se ne vanno barcollando scivolando su loro stessi, madame agghindate su tacchi troppo alti.
Ce li teniamo stretti nos amours, a ruotarci intorno come pavoni sfiniti e trappole del cuore cercate con la massima audacia, abbiamo frugato sino nell’ultimo angolo dell’ultima unghia, abbiamo spulciato le carni e succhiato avidamente ogni pezzetto bruciacchiato di passione. Che brutta parola, passione, vorrei non doverla adoperare mai.
E vanno nos amours, incontro e contro alla folla che li scansa, col passo doppio e la musica sulle palpebre a cadere giù fin dove il passo inciampa in un cerino, testa bassa e ragioni da vendere, si coprono il petto con la doppia pagina del Figaro volteggiando sudati gli indici a tirare il collo del dolce vita, rigorosamente nero. Come tutti nos amours, malnati e folli.

Nos amours nos amours fatti di quelle storiacce sporche a rimbombarti nell’anima sino alla fine del tempo concesso, stondati di rimpianto nei fumi dell’assenzio, voluti e mai guidati nel bosco dei desideri.
Distratti da truffaldini fondi di caffè maneggiati da veggenti con occhi bistrati e favella veloce, lesta quanto le dita ingioiellate in princisbécco a rigirare carte false e occhi al cielo. Trattati come cenci e poi andati a riprendere nel pattume, lisciati a palmo aperto e stomaco fregato dal magone. Cosa vuoi ricavarne da questi nos amours? Altri nos amours a prendere pioggia e starnutire sotto le coperte col termometro in bocca e la boule in mezzo ai piedi, troppo vigliacchi per domandare di Barbara a Jacques, troppo ubriachi per rifiutare un rouge al bistrot, quello dove le striscie bianche ai vetri dicevano di bombe, e tu confondi tutto col Café Americain.
Non suonarla, Sam. Lasciala lì, tra i fogli in sospeso su due nos amours incompiuti, due dei tanti che ci sono passati addosso come carri armati del nemico. Ma sono loro i nostri nemici! Nos amours nascosti nel traffico del mezzogiorno, nel trillo di un telefono, nelle righe lerce di una lettera gettata dal postino e servita ad un gatto per giocarci alla lippa. Cosa pretendi da sgangherati nos amours, un ricordo? Vale quanto la ruggine sulle bitte del molo, grattala via e l’indomani ne trovi altre dita, più spesse, più ruvide, più cattive. Impacchettali e fai morire Christo d’invidia, o buttali al fiume e tra colate di schiuma li vedrai galleggiare fino alla foce, rompendo prue incagliando poppe sotto lo sguardo amaro di un vecchio a sputar tabacco e cataratta. E qui scricchiolano, sotto i piedi, lacrime grosse come chicchi di riso.
Ah nos amours! tutti fatti di rammendo dopo essere stati grattugiati come le nuvole a primavera, vi aspettiamo nos amours tanti quanti siete in sempiterna agonia, spregiudicati e burloni a farci male. E le anziane a lavorare di fantasia all’uncinetto con i giovinastri a spazzolar chitarre ubriache, ed io all’angolo della strada raccolgo cicche e canto à nos amours.
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