SCRIPTA MANENT - 04/01/2008

Natale con Tizio

DI TYLER

Poco più di due settimane prima del Natale (scritto in maiuscolo per quanto ci tengo), scopro che il mio alter ego perdente ha ormai preso il sopravvento. Il libro "Rabbia" di Chuck Palahniuk è ormai uscito da tempo e Tizio (o Jack...scegliete voi), linka per caso sul suo sito italiano, a pochi giorni dalla festa più importante e sentita da tutti, e ne legge la notizia. Tant'è che il primo sabato libero (obbligato ad essere il primo sabato), mando Tizio (Jack) a fare un giro per un centro commerciale dove so che c'è una libreria. Tizio (Jack) fa la sua spesuccia e poi si sofferma per caso (toh...una libreria, vediamo se c'è Rabbia) davanti all'obiettivo. Gira, gira, gira... Queste cazzo di librerie... Ad ogni modo, trova Palahniuk.
Dimenticavo, all'ingresso, alla cassa, c'era una gran culona che non so che pantaloni portasse, a vita bassa? Certo, quella culona faceva vedere i suoi mutandoni a chiunque, non si rendeva nemmeno conto dello spettacolo erotico, ti guardo pure lo spacchetto (spacchetto...) mmm si dai... L'industria della moda dovrebbe pensare anche alle culone, devono poter proporre qualcosa adatto anche per loro.
Ma torniano a noi. Trova "Soffocare", "Fight Club", "Diary"..ma dove cazzo...? Ok, torna indietro. Non mi dire che è nelle "Novità", ci sei passato prima, ma dove? C'era, c'era, un po' nascosto ma c'era. Preso! Vado alla cassa dove la culona ci aspetta. Tizio (Jack) ha una carta bancomat che potrebbe venire dal ventesimo secolo. Vedi se passa...riprova...ok prendi i contanti.
Arriva Natale, i parenti ci invitano, ma stavolta ci siamo rotti i coglioni. Non ci interessa stare insieme ad amici e parenti per un bel pranzetto, complimenti e coccole fasulle che non hanno nulla a che vedere con gli stress di un anno di problemi (per Tizio intendo, il mio alter ego perdente). Per cui quest'anno siamo d'accordo. Il Natale lo passiamo insieme io e lui. Da soli, ci spariamo "Rabbia" e vediamo se "il caro paparino" ha perso lo smalto.
A Natale dunque, offendendo tutti, restiamo soli. Ci svegliamo tardi e decidiamo finalmente di cominciare. Primo capitolo, secondo, terzo... Inutile dire che il pomeriggio di Natale lo abbiamo passato insieme. Ti fermavi, ti accendevi una sigaretta, e giravi il libro dove c'era la sua foto. Avete notato il ghigno? Chuck è lì aspettando che lo guardi e gli dici qualcosa tipo: <>, <>, <>. E lui ti risponde: <>. Tra il pomeriggio di Natale (in maiuscolo perchè ci tengo) e la mattina di S.Stefano finiamo il libro.
Che bellissimo racconto, vi è piaciuto vero? Beh c'è tutto, un protagonista, un'avventura... Il protagonista? La culona chiaramente.
Il problema principale è "l'overdose da Chuck". Una volta entrati nel magico mondo del pazzo di Portland, è difficile uscirne, bisogna staccarsi lentamente. Bisogna leggere ancora.
Non essendo solo frequentatori della community radiofonica di RadioRock o di emiliopappagallo.it (Emilio chi?), Tizio (o Jack...scegliete voi) "spamma" nelle altre community di nostra frequentazione la notizia che è uscito Rabbia. Un'amica ci chiede: <>? Era passato un anno e Tizio (Jack) mi ha talmente stressato con i suoi problemi che la risposta è stata:<>. Riprendiamo in mano proprio "La Scimmia pensa, la scimmia fa", e ci accorgiamo che lo avevamo letto ma non ce ne ricordavamo. Una cosa insolita... Ok, ormai ci siamo... lo rileggiamo.


LA SCIMMIA PENSA LA SCIMMIA FA

CAPITOLO: LA SIGNORA


Un mio amico abita in una casa "infestata". E' una piccola deliziosa fattoria in campagna tutta bianca, circondata da orti e giardini, e di quando in quando mi chiama nel cuore della notte per dirmi: << C'è qualcuno che grida in cantina. Scendo con il fucile, se non ti richiamo entro cinque minuti chiama la polizia!>>.
Tutto molto teatrale, ma è il tpo di lagnanza che suona come una fanfaronata. E' l'equivalente medianico del dire: <>- O: <>.
Il mio amico chiama il suo fantasma "la signora", e si lamenta di non riuscire mai a dormire perchè "la signora" è stata sveglia tutta la notte, sbatacchia i quadri sui muri, sposta le lancette degli orologi, picchia sui mobili del soggiorno. La chiama "la danza". Se è in ritardo o lo vedi sconvolto, in genere è per via della "signora". Ha gridato il suo nome per tutta la notte dalla finestra della camera da letto, o si è messa ad accendere o spegnere le luci.
Stiamo parlando di un tizio razionale che non ha mai creduto nei fantasmi.. Lo chiamerò "Patrick". Fino a quando non andò a vivere in fattoria, Patrick era come me: equilibrato, razionale, sensato. Adesso sembra che abbia il cervello pieno zeppo di merda.
Per appurarlo gli chiesi di prestarmi le chiavi della sua fattoria mentre lui era in vacanza. Avevo bisogno di pace e isolamento per scrivere, gli dissi.. Gli promisi di annaffiare le piante, e così lui partì lasciandomi lì per due settimane. Organizzai una festicciola.
Il tizio non è il mio unico amico ad avere di queste manie. Un'altra, la chiameremo "Brenda", è convinta di saper prevedere il futuro. Mentre siete a cena interrompe d'improvviso il tuo aneddoto più divertente con un rantolo violento, si copre la bocca con la mano e si lascia ricadere sullo schienale, strabuzzando gli occhi cercando di scacciare la terribile visione dalla mente.
Alle tue domande insistenti su cosa l'abbia sconvolta, Brenda si china sul tavolo, gli occhi pieni di lacrime. Ti prende la mano tra le sue e ti implora: << Ti prego, ti prego. Stai lontano dalle automobili per i prossimi sei anni>>.
Per i prossimi sei anni!
Brenda e Patrick sono tipi strani ma sono miei amici, hanno un insaziabile sete di attenzione. <>
Alla mia festicciola nella fattoria infestata pensai bene di invitare Brenda e le sue amiche medium. Invitai anche un altro gruppo di amici sciocchi e ordinari, sprovvisti di doti extrasensoriali. Avremmo bevuto del vino rosso guardando la medium svolazzare in giro, cadere in trance, entrare in contatto con gli spiriti, esibirsi nella scrittura automatica, far levitare tavolini, e ce la saremmo ridacchiata educatamente dietro le mani.
Patrick era partito per le vacanze. Alla fattoria si presentò una dozzina di persone. Brenda si era portata dietro due donne che non conoscevo, Bonnie e Molly, entrambe già deliquio per l'energia fantasmica che avvertivano in quel luogo. Ogni tre o quattro passi, si fermavano, barcollando, e dovevano aggrapparsi a una sedia o a una ringhiera per non cadere per terra. Okay, tutti i miei amici barcollavano un po'. Ma quelli sani di mente barcollavano per via del vino rosso. Ci sedemmo tutti intorno al tavolo della sala da pranzo, con un paio di candele accese al centro, e le sensitive si misero al lavoro.
Prima di tutto si rivolsero alla mia amica Ina. Ina è tedesca, e sensibile. Il suo modo per esprimere un'emozione consiste nell'accendersi un'altra sigaretta, Queste medium, Bonnie e Molly, non avevano mai incontrato Ina prima, ma parlando a turno le dissero che accanto a lei c'era lo spirito di una donna. La donna si chiamava "Margaret" e le stava gettando sul capo dei piccoli fiorellini blu. Dei nontiscordardimè, dissero. Ed un tratto Ina posò la sigaretta e scoppiò in lacrime.
La madre di Ina era morta di cancro diversi anni prima. Si chiamava Margaret e ogni anno Ina le gettava sulla tomba dei semi di nontiscordardimè, perchè erano il suo fiore preferito. Io e Ina ci conoscevamo da vent'anni, e neppure io conoscevo questi dettagli. Ina non parla mai della madre morta e adesso piange e chiede dell'altro vino rosso.
Dopo aver ridotto uno straccio la mia amica, Bonnie e molly si rivolsero a me.
Dissero che c'era un uomo accanto a me, in piedi dietro alle mie spalle. Furono concordi nell'affermare che era mio padre, che era stato assassinato.
Oh, vi prego. Ora, cerchiamo di dare un taglio a tutte queste sciocchezze.
Chiunque poteva conoscere i dettagli sulla morte di mio padre. La strana, beffarda ciclicità del destino. Quando aveva quattro anni, suo padre aveva ucciso sua madre, poi lo aveva inseguito per tutta la casa cercando di sparargli. Il primo ricordo d'infanzia di mio padre era quel momento, lui nascosto sotto un letto, la voce di suo padre che lo chiamava e i suoi scarponi pesanti che gli passavano accanto, le canne fumanti del fucile a qualche centimetro dal pavimento. Mentre era ancora nascosto, suo padre infine si suicidò. Mio padre aveva passato il resto della vita a fuggire da quel ricordo. I miei fratelli dicono che trascorse l'intera sua esistenza a cercare sua madre, sposando una donna dopo l'altra. Ridivorziando e risposandosi. Erano passati vent'anni dal divorzio di mia madre, quando aveva letto un annuncio personale sul giornale. Aveva iniziato a uscire con l'autrice dell'annuncio, senza sapere nulla del suo violento ex marito. Di ritorno dal terzo appuntamento, furono sorpresi dall'uomo, che sparo a entrambi a casa della donna. Accadde nel mese di aprile 1999,
Davvero, questi dettagli sono stati pubblicati dappertutto. L'intero casino era finito in tribunale, e l'assassino adesso è condannato a morte. Bonnie e Molly non avevano bisogno di alcuno potere sovrannaturale per sapere quelle cose.
Ma insistevano. Dissero che mio padre era molto dispiaciuto per una cosa che mi aveva fatto quando avevo quattro anni. Sapeva che era stato crudele, ma era l'unico modo che gli era venuto in mente per darmi una lezione. Era molto giovane all'epoca, e non si era reso conto di essere andato un po' oltre. Bonnie e Molly si stringevano le mani, dissero che ero un bambinetto, inginocchiato accanto a un ceppo. Mio padre era in piedi accanto a me, e stringeva in mano un oggetto di legno.
<> dissero, poi. <>>
Il resto degli amici ascoltava in silenzio, il pianto di Ina aveva azzittito le risatine.
Bonnie e Molly dissero:<>>..
Descrissero mio padre che affilava l'accetta e dissero: <>> s'interruppero, e dissero <<...fatto a pezzi?>>>.
Ina è ancora lì che piange. Che scema. Verso un altro bicchiere di vino e bevo. Ne verso un altro. Dico a Bonnie e Molly, le nostre guide nel mondo dei fantasmi, di dirmi dell'altro, per favore. Sogghigno e dico: <>.
Poi dicono:<>.
Oh, ma non è sempre così? Uno scampolo di conforto per i familiari del defunto. Bonnie e Molly sono proprio la stessa specie di sciacalli che approfitta della gente a lutto sin dalla notte dei tempi. Nel migliore dei casi sono delle matte maldestre e illuse. Nel peggiore, dei mostri manipolatori.
Quel che non dico loro è che, quando avevo quattro anni, mi ero infilato al dito una rondella di metallo. Era troppo stretta per toglierla, e avevo aspettato fino a che il dito non mi si era gonfiato e diventato viola, prima di chiamare mio padre e chiedergli aiuto. Ci avevano sempre detto di non mettere alle dita elastici o roba stretta, o ci sarebbe andato il dito in cancrena, ci sarebbe marcito e si sarebbe staccato dalla mano. Mio padre disse che avremmo dovuto tagliare il dito, e passò il pomeriggio a lavarmi la mano e ad affilare l'accetta. Per tutto il tempo, continuò a farmi la predica sul prendermi la responsabilità delle mie azioni. Disse che se mi piaceva fare stupidaggini, dovevo essere pronto a pagarne il prezzo.
Per tutto il pomeriggio, l'avevo ascoltato. Non ci fu dramma nè lacrime nè panico. Nella mia mente di bambino di quattro anni, mio padre mi stava facendo un favore. Sarebbe stato doloroso farmi tagliar via il dito gonfio e violaceo, ma sarebbe stato meglio delle settimane passate a farlo marcire.
Mi inginocchiai accanto al ceppo, dove avevo visto tantissimi polli affrontare lo stesso destino, e appoggiai la mano. Se non altro, ero pazzamente grato a mio padre per l'aiuto, e fermamente convinto che non avrei dovuto mai e poi mai incolpare gli altri per le cose sciocche che avevo fatto io.
Mio padre sferrò il colpo, e ovviamente mancò il bersaglio. Andammo in casa, e usò acqua e sapone per tirar via la rondella.
E' una storia della quale mi ero quasi dimenticato. Quasi dimenticato, perchè non l'avevo mai detta a nessuno, mai richiamata alla mente raccontandola ad alta voce al prossimo per saggiarne la reazione. Perchè sapevo che gli altri non avrebbero capito la lezione. L'unica cosa che avrebbero colto sarebbe stato il comportamento di mio padre e l'avrebbero etichettato come crudele.
Raccontarlo a mia madre, Dio ci scampi... Sarebbe giustamente montata su tutte le furie. Come per mio padre le fucilate, quel giorno dell'accetta è il mio ricordo più remoto, e per trentasei anni è stato un segreto tutto mio. E di mio padre. E adesso queste donnicciole, Bonnie e Molly, lo stanno raccontando a me e a tutti i miei amici sbronzi. Di dar loro soddisfazione non se ne parlava neanche. Mentre Ina ancora singhiozzava, io bevvi dell'altro vino. Sorrisi e feci spallucce, dicendo loro che erano delle chiacchiere interessanti ma del tutto assurde. Qualche minuto dopo, una delle donne cadde per terra, aveva avuto un malore e chiese di essere accompagnata alla macchina. La festa si chiuse lì e io e Ina restammo da soli a finire il vino e sbronzarci.
Fu una delusione, davvero, quella stupida festa. Vedere i miei amici prendere tanto sul serio tutte quelle sciocchezze. La "signora" non si presentò, ma Patrick avrebbe continuato a telefonarmi lamentandosi del suo assurdo problema di fantasmi. Brenda avrebbe continuato ad avere brividi e a impallidire per poi annunciare le sue stupide premonizioni. Quanto a Bonnie e Molly, loro erano fortunate. Avevano usato chissà quale trucco.. E tutti i miei amici s'erano un po' lasciati suggestionare.
Non so spiegarmi il trucchetto magico di Bonnie e Molly, ma ci sono un sacco di cose al mondo che non mi so spiegare.
La notte che mio padre fu ucciso, a centinaia di chilometri di distanza mia madre fece un sogno. Disse che mio padre aveva bussato alla porta, implorandola di nasconderlo. Gli avevano sparato al fianco, cosa che in seguito il coroner avrebbe confermato, e stava provando a sfuggire a un uomo armato di fucile. Anzichè nasconderlo, mia madre gli aveva detto che non aveva fatto altro che dare ai suoi figli vergogna e dolore e gli aveva sbattuto la porta in faccia.
La stessa notte una delle mie sorelle sognò che stava attraversando il deserto dove abitavamo da piccoli. Camminava dietro a mio padre, e gli diceva che era dispiaciuta di essersi allontanata da lui e di non avergli parlato dell'ultimo periodo. Nel sogno lui l'aveva interrotta e le aveva detto che il passato ormai non contava più. Le disse che era molto felice e che anche lei doveva esserlo.
La notte che morì, io non sognai nulla. Nessuno venne in sogno da me per dirmi addio.
Una settimana dopo, la polizia mi telefonò per dirmi che c'era un cadavere da identificare e mi domandarono se ero disposto a farlo.
Oh, mi piacerebbe credere in un mondo invisibile. Renderebbe ridicoli tutti i dolori e le pressioni del mondo fisico. Ma negherebbe anche il valore del denaro che ho in banca, della mia bella casa e del mio duro lavoro. Tutti i nostri problemi e le nostre fortune potrebbero essere facilmente messi da parte perchè non sarebbero più reali della trama di un libro o di un film. Un mondo invisibile, eterno, renderebbe questo mondo un'illusione.
Davvero, lo spiritismo è come la pedofilia o la necrofilia. Non ne ho alcuna esperienza, dunque sono del tutto incapace di prenderlo sul serio. Continuerà sempre a sembrarmi uno scherzo.
Non esistono i fantasmi.
Ma se esistono, cazzo, mio padre farebbe bene a venire a dirmelo di persona.