SCRIPTA MANENT - 10/07/2007

Colpo di coda

DI DUKE63

Fu il profondo odio, quell'ondata densa, di profondo odio che , con violenza, magicamente, diede origine a tutto.
Lo trovarono a terra, agonizzante, occhi bruciati, che ancora colavano siero, e mani ridotte ad una improbabile poltiglia. Respirava rantolando... ed ogni respiro era una velata preghiera.
Cessare quanto prima di respirare.

E’ bene che chiarisca.
Ho il profondo rispetto per la “Proprietà privata”, e per tutto ciò che e’ intimamente mio.
E’ mio?. Bene, allora giù le mani, non si tocca.
Esigo rispetto, massimo rispetto per ciò che e’ di mia proprietà.
Di conseguenza, non tollero che qualcuno possa essere noncurante del rispetto anche delle proprietà altrui.

Non sono profondamente appassionato di macchine, ma , certo, la mia nuova Jaguar, fiammante, lucente, con il suo “decisamente snob” verde inglese, era solo da ammirare.
Così come ammirevoli, erano stati gli sforzi da me profusi per potere avere il piacere del possesso di quell’elegante giaguaro su quattro gomme, sinuosa e filante.


Uscii di corsa dall’ufficio, fuggendo al termine di una tediosa riunione, presieduta da un branco di inutili tecnici inconcludenti, portatori insani di ascelle sudate, e denti poco igienizzati.
Riunione non solo inconcludente…ma addirittura da cancellare dalla mia mente.
Causa l’intervento fuori luogo di un dirigente totalmente fuori luogo e probabilmente poco informato sui fatti. Poco informato su chi fossi io.
Già.
Se doverosamente informato, si sarebbe infatti risparmiato le velate critiche sul mio intervento, e la richiesta di rivisitazione della documentazione presentata da me e dal mio staff tecnico.
Come ripeto, un dirigente fuori luogo. Un dirigente che mi e’ andato storto dal primo momento che mi fu presentato.
Non sapeva di essere segnato.
Ed io, non sapevo che lui fosse segnato.

Ma stò perdendo il filo del discorso….
Dicevo…. Che uscii di corsa dall’ufficio, diretto alla macchina, con l’intenzione di allontanarmi al più presto da qual senso di disagio ed inopportunità che la realtà dell’azienda, in quel preciso instante, mi trasmetteva.
Ascensore…. Piano terra. Di corsa il vialetto che portava al grande parcheggio all’aperto.
Imbrunire…. Pochi alberelli sparuti a fare da sistemazione a verde di un piazzale ancora arroventato. Poche macchine, tutte di un certo livello… pensavo tra me e me.
Certo, a quell’ora rimangono solo funzionari e dirigenti, gli impiegati sono già fuggiti da almeno due ore.
Ecco che lo vedo.
Chino, intento ad armeggiare con un’asta. La portiera già danneggiata, il vetro esploso.
Era la mia Jaguar. Cazzo lo capite?
Era la mia jaguar.
E lui era nulla. Un 30enne, mal vestito, probabilmente alla ricerca di qualcosa che si potesse facilmente prelevare e vendere. Per una nullità come quella, sarebbe stato troppo complicato, se non impossibile, pensare di rubare una Jaguar.

Fu in quel momento che arrivò.
Arrivo una devastante imponente quantità di odio, tale da non potere tenere a freno la mia mente.
Perché fu la mia mente, la mia volontà, la mia rabbia repressa, e l’odio incontenibile, a dare inizio a tutto.
No, non e’ tutto. Ci fu la regia di qualcosa che in quel momento non riuscii a percepire, un qualcosa al quale forse io avevo dato forma, che permise di ottenere il raccapricciante risultato.
Le urla mi rimbombano ancora in testa, le urla di chi soffre e non sa cosa dovere affrontare.
Le urla di chi stà morendo, in un modo atroce, senza sapere per mezzo di chi egli sta morendo.
Le urla di chi muore e non conosce il volto del suo nemico.

Lo trovarono a terra, agonizzante, occhi bruciati, che ancora colavano siero, e mani ridotte ad una improbabile poltiglia. Respirava rantolando... ed ogni respiro era una velata preghiera.
Cessare quanto prima di respirare.

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Ne uscii fuori abbastanza pulito.
Di fatto, io non avevo commesso materialmente nulla. Appena resomi conto della situazione quantomeno “anomala”, tornai di corsa indietro sino al mio ufficio. Ero ancora notevolmente scosso. Incontrai un collega, un tipo non troppo sveglio (avete presente i tipi non troppo svegli??), mi vide in quello stato, e gli spiegai prontamente che ero ancora turbato dalla riunione inconcludente dalla quale ero appena uscito.
Per essere più convincente gli spiegai delle esternazioni a me poco gradite di quel buffo ciccione dirigente……
“Non preoccuparti” mi disse il collega… “vedrai che gliela farai pagare, si rimangerà tutto”.
Parole sante.
Gli proposi un passaggio, che, ovviamente, lui accettò di buon grado. Non stava nella pelle al solo pensare di salire sulla jaguar, pelle profumata e fluido silenzio in movimento (fluido silenzio in movimento…. Ho sempre pensato che avrei potuto fare lo scrittore, mi riesce bene giocare con le parole…. Fluido silenzio in movimento…)

Quando arrivammo nei pressi della macchina, era ancora li. Decisamente morto, decisamente solo, decisamente inutile, lui, e l’azione che aveva pensato di portare a termine.
Non stò a descrivere l’agitazione, shock ed urla che fecero da contorno a quella situazione.
Arrivò polizia e ambulanza.
E ripeto, grazie al collega tonto, e grazie al fatto che, anche volendo, un uomo non può fare ad un altro uomo ciò che i medici preposti riportarono sul referto.
Credo…., credo stiano ancora cercando di capire.

Quindi, iniziò così. Ero stato “toccato”. Meglio dire “affiancato”?
No. Ero stato usato. Ero un veicolo. Ero il mezzo tramite il quale.
Ma lo capii troppo tardi.
E non ero più solo. Lo ero normalmente…. Ma… se mi giravo di scatto, se passavo lo sguardo disattento su uno specchio, se guardavo la mia ombra distorta e tremolante… io non ero solo.

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No, non sarei più stato solo.
Me ne resi conto con il tempo. Con il passare del tempo e con il susseguirsi degli eventi che si inanellarono per diretta conseguenza.
Conseguenza, del mio nuovo potere, non richiesto, ma donatomi.
Un potere folle che, senza rendermene conto, avrei usato più e più volte, sempre a fin di bene (del mio bene), per arrivare ad essere quello ch adesso sono.
Leader indiscusso, aurea splendente, stimato dirigente, potere assoluto su i bipedi limitrofi.
Fu semplice, naturale, diretto, immediato e …. Sapientemente mirato.
Dopo il disgustoso fatto del ladruncolo, ci fu ben presto un altro caso di manifestazione della mia volontà famelica.

Urla per i corridoi, trambusto generale e orribile fetore che fuoriusciva dai bagni.
Ricordate? “… un dirigente totalmente fuori luogo e probabilmente poco informato sui fatti. Poco informato su chi fossi io.”
Non sapeva di essere segnato.
Ed io, ora sapevo che lui era stato segnato.
Io non partecipai direttamente allo spettacolo, sono di stomaco debole e non sopporto i cattivi odori, e, credetemi, di cattivi odori ce ne erano in abbondanza.
Durò poco, mori in pochi minuti. Accasciato, vicino ad un lavandino, cercava, davanti ad un pubblico senza parole e senza più quasi gambe per sorreggersi, cercava inutilmente di contenere i sui intestini, che fuoriuscivano da….. dalla mancanza di pelle muscoli e carne, che originariamente li contenevano. Cercava di trattenere, ed inutilmente scivolavano a terra, il tutto in una atmosfera surreale, da peggiore dei sogni.
Non trovarono mai la parte di pancia mancante. Non c’era più. Come non ci fosse mai stata. Un buco, contornato da tessuti perfettamente lisci e cicatrizzati.

E così andò avanti.
Si alternarono periodi buoni, a periodi “intensi”, e andò avanti.
Io mai più solo. E con quella invisibile ma tangibile compagnia, scalai le vette che mi si proponevano davanti.
Una delle vette fu la bellissima donna che tutt’ora e’ definibile come mia compagna di vita.
Inizialmente non fu facile conquistarla. No facile. Per niente.
Lei strepitosamente attraente, valido e quotato funzionario dell’azienda, purtroppo saldamente fidanzata ed in procinto di sposarsi. Ad un essere insulso.
Certe leggi che regolano il cosmo non le capisco. E mai le capirò.
Inizialmente non fu facile conquistarla. No facile. Per niente.
Poi divenne più facile. L’insulso compagno della mia amata, prese l’ascensore che si schiantò a terra dal decimo piano. Malfunzionamento, mancata manutenzione, cavi difettosi.
Non mi importa. Importa solo che fu morte veloce ed immediata. Io non ero particolarmente infastidito ed alterato. Capite?
Era solo una faccenda da sbrigare.
Come altre a venire……..
Ma ora………..

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Ora sono stato individuato, inevitabilmente.
Troppi sono stati i fatti a me direttamente connessi. Troppe le casuali coincidenze. Da tempo, oramai, mi sono accorto che continuo ad essere ancor meno solo.
Come nei film. Come negli stupidissimi film, mi trovo ad essere osservato, pedinato, monitorato ed ascoltato costantemente. Personaggi usciti fuori da film, che leggono un giornale a caso, che fingono di fare colazione, macchine che partono di corsa, o telefono con “clic” e rumori di fondo poco convincenti.
Diciamocelo, e’ finita.
Proprio come nei film.
Finita.
Sono arrivati all’origine del male.
Ed io sono arrivato alla fine del mio percorso. Un percorso manipolato da altri (altri!!! Altri cosa? Chi? Come? Che cazzo e’!!! A che diavolo di presenza ho dato forma?)
Stanco. Svuotato. Ma soddisfatto. Soddisfatto di essere un uomo arrivato, che ha avuto, ha goduto, ha assaporato, per il solo piacere del mio essere uomo. Non per altri scopi.
Ma sento che arriva di nuovo, sento che si sta gia ripresentando a chiedere il conto, a chiedere la sua parte, mente polizia e forze speciali stanno chiudendomi il cerchio intorno.
Mi sforzo, e cerco di convincermi che non posso essere arrestato, processato, e passare la vita da detenuto. Non mi e’ possibile.
Quindi,…. Quindi devo morire, sperando che con me muoia la mia fedele compagna di questi ultimi anni. Questa entità malvagia, che ti ammalia, ti permea, ti carica, e poi esplode i suoi colpi. La gente muore, e muore male, e io continuo a crescere.
Devo morire. Poi vedrò come.
Ma non posso andarmene così, portandomi dentro questo segreto, questo mistero cosmico. La gente ne deve essere al corrente. Io devo dire, spiegare, avvertire, mettere in guardia tutti….. ma Dio mio sta arrivando e sento crescere la rabbia e l’avversione verso tutto e tutti.
Non riesco a contenerla, non riesco. Per cui devo accelerare i tempi. Ho capito come fare.
Tutto partirà da questo ufficio, che ho odiato per anni. Tutto, tutto, tutto, racconterò tutto per filo e per segno cosa ho fatto in questi cinque anni, racconterò come sono andate le cose, in modo asettico, senza cercare scusanti, senza cercare di convincere di essere capito ed eventualmente perdonato.
E la gente leggerà, cominciando da questo ufficio. Leggerà tutto pensando di avere in mano una relazione, un documento contrattuale. E, dalle prime righe, verranno presi e rapiti dal contenuto folle di quelle pagine.
E’ arrivata, non sono più io a scrivere. Non sono più io a muovere questi tasti. Colpo di coda.
Ecco cosa voglio fare prima di morire, un ultimo colpo di coda.
Voglio che chi leggerà quella specie di relazione….. appena giunto alla fine del mio racconto, appena giunto alla parola fine, …. VOGLIO che abbia solo 5 secondi per capire che stà morendo.
VOGLIO che provi la sensazione di mille spilli sulla pelle, come una forte scarica elettrica e poi, immediatamente, cuore fermo. Si muore. Questo e’ il colpo di coda.
E il colpo di genio e’ che questa sarà una specie di epidemia, perché sarà una catena senza fine.
Si legge, si muore. Arrivano a soccorrerti e ti trovano morto con una relazione in mano. Che andranno a leggere. Leggono e muoiono.
Una mia personale epidemia.
Ora…. C’è un ultimo problema. La polizia e’ qui all’ingresso. Sono venuti a prendermi.
Mi spiace, mi spiace per voi.
Perché la relazione, e questa che state leggendo.
Fine

Meno 5…. 4….. 3……2…..1……
Stop.