PRIMA PAGINA - 26/01/2012

Sfigati

DI MARIAELENA BARONCINI

Se l’Italia non fosse un paese così formidabile nel fornire alibi a persone che di alibi non ne avrebbero, forse ci renderemmo conto quando qualcuno dice una cosa sensata. La cosa sensata stavolta l’ha detta Martone,e ovviamente la sua colpa è quella di essere viceministro a 37 anni; si sa che se la gerontocrazia è uno dei grandi mali italiani questo deve aver ricevuto per forza un grosso calcio in culo, e leggendo il suo cursus honorum viene da supporre che sia davvero così. Tra l’altro la frase che ha scatenato le ire, e le code di paglia, degli scienziati della comunicazione e degli umanisti è una frasetta da spot sfigatissimo contro il bullismo. Perché, ora dal basso della mia laurea in Lettere – presa a 24 anni, per dovere di cronaca- non voglio entrare nel merito di facoltà molto più impegnative, ma se uno a 28 anni sta ancora studiando Scienze della Comunicazione, Cinema e Spettacolo, o cose del genere, non è uno sfigato, ma un grandissimo paraculo. Paraculo perché evidentemente non ha bisogno di lavorare, e ha chi gli permette di stare parcheggiato in una facoltà che gli darà una laurea, se mai la prenderà, assolutamente non spendibile nell’attuale mondo del lavoro, che avrà si tutte le pecche immaginabili, ma non sarà mai deleterio come la terronissima cultura del “pezzo di carta”, che poteva aver senso magari cinquant’anni fa, quando qualsiasi tipo di laurea faceva la differenza, e grazie ai sessantottismi e alle immaginazioni al potere erano si, tutti compagni, ma se a diciott’anni andavi in fabbrica eri un subumano privo di cultura che non poteva godere della bellezza del creato, e se oggi ti permetti di dire che è molto più dignitoso imparare un mestiere che studiare una cosa inutile, oppure che con la cultura non si mangia, sei uno stronzo. L’Italia non investe in cultura, si dice, quando l’idea generale di cultura è la laurea in Scienze della Comunicazione, sono tutti laureati ma intanto in Italia saranno vent’anni che non si scrive un libro decente o non si gira un film degno di questo nome. E quelli che hanno fatto la rivoluzione e ci hanno insegnato che ogni regola è un’imposizione, che ogni autorità è da esautorare, sono quelli che hanno cresciuto una generazione di viziati che giocano a fare gli intellettuali, che si ritrovano a 28 anni con una laurea inutile, totalmente impreparati anche ai ritmi della vita lavorativa, perché far alzare i propri pargoli a calci in culo alle 7 di mattina per mandarli a lavorare, anziché pagare loro una stanza in affitto per fargli studiare Storia della Danza e del Mimo, è una violenza, sia mai che mio figlio faccia il fabbro, tanto ci sono i romeni, i marocchini o gli albanesi che lo faranno al posto suo, perché siamo tutti uguali ma non sia mai che mio figlio si sporchi le mani quando può stare a ciondolare sui libri e qualcun altro può farlo al posto suo. Come se poi non ci fosse più cultura nel saper fare un cancello che a straparlare di cinema e letteratura. Io, che sono sopravvissuta a cinque anni nella facoltà di lettere alla Sapienza, certe cose le ho viste, e ne posso parlare. Io, che ho una cultura e un’intelligenza assolutamente nella media, mi sono laureata in tempo e con la media del 29, ho preso una laurea inutile ma intanto a 19 anni andavo a lavorare, trovavo il tempo per farmi tre ore al giorno come borsista in biblioteca e non ho mai chiesto un soldo ai miei neanche per le tasse universitarie, perché i miei genitori sono stati due talebani e non mi permettevano perdite di tempo, quando c’era gente dalle vocali troppo aperte che passava le giornate a preparare esami ignobili e a non fare altro perché tanto a fine mese gli arrivava l’assegno da casa, e intanto alimentava la leggenda del povero fuorisede lontano da casa che deve stringere la cinghia mentre noi poveri stronzi viviamo ancora con mamma e papà. Non ce la faccio più a frequentare giovani intellettuali illuminati che mi regalano serate noiosissime a parlare dei loro contratti a tempo determinatissimo, di come la loro nazione non li meriti e di come starebbero meglio in Francia, in Inghilterra o in qualsiasi altro posto ma intanto il culo non lo muovono, voglio qualcuno che si alzi alle sei di mattina, vada a impastare calce, e magari la sera sia troppo stanco per feste e cose del genere, ma abbia il portafogli più gonfio del suo cervello e della sua boria, perché se lo è meritato. E, almeno nel prendervi degli sfigati, mostrate un po’ di dignità, accidenti.