PRIMA PAGINA - 25/06/2011

Liquidazione per Audiradio

DA EMILIO

venerdì 24 giugno 2011

Audiradio in liquidazione. Si chiude così un lungo capitolo, che da tempo imbriglia gli imprenditori radiofonici italiani. Il consiglio di amministrazione ha preso atto dell’impossibilità di garantire il funzionamento della società e dei suoi organi sociali, decidendo così di liquidare Audiradio. Da un anno e mezzo a questa parte, infatti, l’ente non solo mostrava notevoli segni di non funzionamento, ma non è stato più neanche in grado di produrre i dati di rilevamento radiofonico, l’obiettivo principale per cui era stato costituito. Il suo funzionamento purtroppo è stato ostacolato da più fattori e certamente rilevante è stato l’apporto di un socio privilegiato, che può contare anche sul finanziamento derivante dal pagamento del canone: la Rai. La radio di stato, infatti, rappresentava una realtà peculiare di per sé e che poteva anche contare sul diritto di veto. La liquidazione di Audiradio viene ora salutata come un enorme passo avanti, che possa consentire l’istituzione di un nuovo organo, realmente obiettivo e neutrale, che si occupi presto, in modo serio ed affidabile delle rilevazioni degli ascolti, aiutando così gli imprenditori radiofonici anche nella vendita degli spazi pubblicitari. “L’assenza di dati al mercato rendono concreto il rischio di trasferire questa paralisi sulla raccolta pubblicitaria e di conseguenza sull’intero settore – spiega Eduardo Montefusco, presidente di Radio nazionali associate (Rna) – I numeri di questa prima metà dell’anno parlano chiaro: siamo in regressione sulla raccolta e le trattative con i clienti sono ostacolate dalla assenza di riferimenti precisi. Sono segnali gravissimi di una crisi incombente, ed è inammissibile che proprio l’istituzione creata per garantire il comparto, oltre che il mercato, ne sia la causa”. “Perché mantenere in vita una società la cui governance sembra avere l’unico scopo di salvaguardare i privilegi di alcuni e alimentare una marcata disuguaglianza tra i soci? Ciò non favorisce certo la tutela del comparto radiofonico italiano, anzi lo danneggia - commenta ancora Montefusco – C’è una chiara responsabilità nell’epilogo di questa vicenda ed è da ascriversi principalmente al perdurare dei comportamenti messi in atto da parte del socio Rai. La realtà è che gli interessi che muovono il mondo Rai sono decisamente estranei agli interessi comuni agli imprenditori radiofonici italiani. L’augurio che faccio, dunque, alla radio italiana è di uscire da questo ghetto culturale e che sudditanza e sviluppo vadano in direzioni opposte. La radio commerciale italiana ha capacità e possibilità intellettuali e finanziarie per innovare, anche in questo frangente. Esistono i presupposti per trovare una comunione d’intenti con il contributo di tutti e per realizzare una nuova ricerca basata su criteri di modernità e trasparenza. Senza privilegi e condizionamenti per nessuno”.