MUSICA - 12/06/2008Gaber un grande, Emilio pure!DI CIROSarebbe fin troppo scontato omaggiare il percorso artistico di Giorgio Gaber (tra i primi a cantare il rock‘n roll anche in italiano negli anni 50, poi il successo televisivo anni ’60 e l’abbandono di facili guadagni e popolarità per intraprendere l’avventura del teatro canzone agli inizi del ’70. Una scelta di libertà, coraggiosa a livello professionale e ideologico, in quanto fuori dai partiti e con testi e prose su argomenti attuali, scottanti, scomodi sulla società italiana e i comportamenti dell’uomo, la sua esistenza, le sue incongruenze. Ho visto due suoi spettacoli a Roma negli anni ’80. Che emozione lì a due metri da lui sotto il palco, cantando vari bis con la sola chitarra e quel suo modo strano quasi isterico di ringraziare, di manifestare gioia e gratitudine per l’affetto del pubblico. Questo mio modesto contributo ha solo il senso di stimolare i più giovani (che peccato per i ventenni che non han potuto godere della sua stagione, ma anche oggi nessuno è profeta in patria) a conoscere attraverso libri, cd, dvd il forte Giorgio, attuale anche oggi. E’ stato tacciato di qualunquismo, pressapochismo: in realtà lui non voleva affatto offrire ricette di vita facile o felice, soltanto l’analisi del mondo e di sé stessi utili per conoscersi di più e quindi vivere meglio. Lui aveva troppo rispetto delle persone per indicargli o imporgli percorsi di vita. Spesso accade, ascoltandolo, di avere la sensazione che lui sta dando voce a pensieri e sensazioni presenti in noi ma assopite, acquietate dal nostro io che vuole sopravvivere senza farsi troppe domande per poi “complicarsi” la vita: meglio non pensare!?!? |