MUSICA - 18/04/2007

Within Temptation live

DI ARY

Within Temptation live @ Qube - 30 marzo 2007

Dopo il massacro del giovedi sera al qube (cover dei korn e caviglia maciullata gia da prima), una persona normale occuperebbe il proprio venerdi successivo alla distruzione larvizzandosi in giro per casa e promettendosi di tatuarsi il pigiama fino al giorno successivo.
ma io sono normale? Assolutamente no.
quindi, anziché tatuarmi il pigiama antistupro (non che senza non lo sia gia di mio) il mio venerdi sarebbe stato un corollario del teorema del massacro. Ovvero : se hai una caviglia maciullata e vai a un concerto, essa non guarirà miracolosamente in quanto non ti chiami Gesù Cristo. Corollario : se il giorno prima ti sei massacrata la caviglia a un concerto non osservando il teorema sulla stessa, seguire un altro concerto il giorno seguente non ti guarirà la storpiaggine, ma distruggerà anche l’altra caviglia.
Cominciamo dall’inizio.
Venerdi mattina in stato comatoso mi faccio le mie otto ore lavorative, facendo ogni cosa meccanicamente. In pratica un robot.
Se mi chiedono cosa ho fatto venerdi al lavoro, io faccio scena muta.
Tornata a casa le opzioni erano due : larvizzarsi per un paio d’ore o farsi coraggio e andare a fare l’ennesima fila alla posta.
Il criceto del cervello ha fatto ammutinamento, ha incrociato le braccia in segno di sciopero e mi ha obbligato a stare a quattro di spade sul letto fino alle 19.
Non ho potuto far nulla per dissuaderlo.
Alzarsi dopo la larvizzazione è ancor piu massacrante. I dolori sono saliti in superficie e ci si muove modello robocop. Si affronta la doccia come se fosse rocky balboa e con l’acqua bollente che scorre si bisbiglia “ti spiezzo in due”.
La cosa fondamentale è riuscire a uscire dal lavaggio senza scivolare nel piatto doccia, o peggio ancora poggiare male il piede sul tappetino e andare lunghi sulle mattonelle. Il trucco sta nell’aggrapparsi preventivamente, e con non poche difficoltà essendo semizoppe, al lavandino di fronte con la presa della morsa.
L’asciugatura, soprattutto quella delle prolunghe cerebrali chiamate capelli, non è di vitale importanza. È fondamentale ricordarsi di infilare prima i calzini poi le scarpe e non il contrario. I capelli bagnati si asciugheranno poi, un po’ come facevano gli antichi.
Ore 20. Cosa di vitale importanza è ricordarsi il biglietto e non dimenticarlo a casa per evitare di dover tornare drammaticamente indietro quando si è trovato il parcheggio davanti al locale.
Affrontare il traffico non come una mandria di bufali impazziti, ma improvvisarsi surfer provetto e affrontare le auto come fossero onde. Lo zig zag nel traffico è consentito solo in casi di rovinoso ritardo.
Regalare poi fingendo piacere e mostrando un sorriso da squalo i 3 euro al parcheggiatore abusivo, ringraziandolo poi della sua magnanimità per non aver sfondato lo specchietto della tua auto.
Avvicinarsi al locale con fare temerario, senza mostrare dubbi quando non si nota fila davanti all’ingresso. Mai, e dico mai, farsi sfiorare dalle domande del tipo “ho sbagliato giorno?” “hanno cambiato location?” “sono arrivata troppo presto?” non prima di essere entrati e scoprire che sono gia tutti dentro.
Tutto il male non viene per nuocere alla fine. Hanno aperto presto per permettere poi ai discotecari di non attendere troppo fuori al freddo che finisca il concerto. Cosi da cominciare presto il concerto.
Ovviamente ti va bene con l’orario, ti dice bene che non devi star li in piedi come uno stoccafisso ad attendere che inizi la musica live al posto del solito cd ripetitivo che non scalda piu la folla (faceva gia caldo di suo li dentro)…ma tutto questo ha un prezzo. Ricordati ogni volta che arriverai preciso con l’inizio del concerto, che dovrai pagarne le conseguenze.
Potrebbe capitarti un capellone modello cugini di campagna davanti con tanto di giacca di finta lana, che ogni volta che tenterai di tirar su il braccio per fare una foto ti ritroverai mezza parrucca attaccata al braccialetto che hai al polso. Oppure potrebbe capitarti che una nana malefica dalla voce stridula ti romperà i maroni tutto il tempo perché non vede.
[certo è che la tipa che mi ha fatto venire le castagne quadrate, dopo mezz’ora che si lamentava dicendo “non è possibile, non capisco perché non si sposta, se indietreggia lei vede lo stesso, io cosi non vedo un cazzo, io le segherei la testa….bla bla bla…” si è vista davanti non piu una sola persona relativamente alta che le copriva la visuale. O meglio, mi sono avvicinata ad una stangona, l’ho affiancata…e anche se il caldo era opprimente ho lasciato i capelli sciolti. In pratica non ha visto una mazza. Questo perché, dopo essersi infiltrata, dopo essere arrivata tardi, dopo essere arrivata a suon di gomitate tra le prime file, pretendeva con tono da minidespota bonsai che io mi spostassi per permetterle di vedere il concerto. Si f***a e se lo veda su youtube!]
comunque, dopo svariate disavventure, perdite di tempo e ostacoli di diversa misura, il concerto ha inizio.
Lauren harris fa da spalla. La figlia di uno dei Maiden ormai è come il prezzemolo. È ovunque. Al concerto dei Maiden a milano, qui a roma prima dei Within Temptation, e la ritroveremo di nuovo al concerto dei Maiden del 20 giugno.
Cosa offre la ragazza sul palco? A mio modesto parere…niente altro che un bel vedere. Non c’è che dire, è una gran bella ragazza…ma le canzoni. Non chiedetemi cosa ha cantato, come fossero le canzoni, perché non ce n’è una che mi sia rimasta in testa, nemmeno il motivetto, nemmeno un ritornello…niente! In pratica del padre ha preso solo il cognome. Come non ricordare poi quegli strani esseri che la accompagnavano sul palco? Da quel che sono riuscita a vedere chitarrista e bassista avranno avuto l’età di Harris, il papà però, costretti in pantaloni di finta pelle, con un caldo boia, a inturcinarsi tra di loro schitarrando senza senso. Sinceramente, la signorina non mi dice assolutamente niente in fatto di musica.
Per fortuna l’esibizione dura poco. Una mezz’ora o poco piu, una quarantina di minuti di agonia sopportabili…e si, agonia accompagnata dal capellone dei cugini di campagna e della nana malefica dalla vocina stridula.
Dopo la classica mezz’oretta di sound check estenuante, la calca che continuava a spingere, il caldo, la nana, il capellone…e tutto il resto…si abbassano le luci e comincia la musica.
L’intro che li accompagna è lo stesso di tutti i concerti. Chitarre, basso, batteria e tastiera. Ci sono tutti manca solo lei. Sharon entra immersa nelle luci bluastre del palco, bustino nero in tono con gli stivali e gonna bianco panna. Niente altro. Bella come sempre. Nella sua semplicità comincia a intonare il motivetto latino di Our solemn hour, quarta traccia del loro ultimo album The Heart of Everything. A seguire The howling, sempre dall’ultimo lavoro dei Within Temptation. La scaletta è impostata sulla loro ultima fatica uscita i primi di marzo. Ultimamente le band pare che seguano la scia del “disco in promozione” ovvero un concerto dove vengono eseguite quasi tutte le tracce dell’ultimo album uscito, intervallate da qualche pezzo storico. E cosi è anche per loro.
Frozen è la terza ad essere eseguita, Sharon è in continuo movimento sul palco, tanto che le foto che verranno saranno quasi tutte sfocate. Con Stand my ground il pubblico canta a squarciagola. I ragazzi sul palco ringraziano, ma non si fermano. A seguire Forsaken, ancora traccia storica, per poi riprendere i pezzi dal nuovo album. Le prime note di The cross metteno la cantante a dura prova, la voce del pubblico è molto forte. E si fa sentire soprattutto quando affiorano nell’aria le note del loro ultimo singolo uscito, What have you done, cantata in compagnia di Keith Caputo (presente solo come voce registrata ahimè). La parentesi NewAlbum si chiude apparentemente con la traccia che porta il nome del lavoro, The heart of everything, appassionante.
Di nuovo il pubblico si scalda, si agita e continua a cantare senza fermarsi. Mother Earth e Angels sono cantate all’unisono. Brani storici della band, difficile non conoscerli.
È il turno di Hand of sorrow, seguita poi da All i need, commoventi entrambe le tracce. Sharon si muove sul palco senza mai fermarsi, non so come faccia a prendere fiato. Lo stesso vale per il resto della band. Interagiscono con il pubblico, cantano con loro e per loro. È il momento di urlare con il gruppo, di dimostrare l’affetto verso quella band che si sta esibendo, e il pubblico lo dimostra seguendo e cantando ogni singola nota di Jillian, altro brano storico dei Within Temptation. L’ultimo brano, apparentemente, riporta alla mente Braveheart, le gesta di Wallace, The truth beneath the rose ha toni epici. La band saluta con il classico lancio dei plettri. Il batterista lancia le bacchette (non sono riuscita a prenderle sigh!). Ma le luci restano abbassate. Non parte la musica del dj…resta un silenzio subito rotto dal pubblico, che richiama il bis.
I Within Temptation non si fanno attendere poi molto. Ecco di nuovo le luci abbassate, l’intro e la band risale sul palco. Regaleranno agli spettatori tre brani dai vecchi lavori. Deceiver of fools, Memories e Ice queen. Inutile dire che la performance è stata spettacolare. Sharon ha una voce fuori dal comune, e l’ha dimostrato.
questa volta il concerto è realmente finito. La band saluta, si riunisce in un abbraccio per permettere al pubblico di scattare le foto, lancia plettri e una promessa “Rome, we’ll come back!”.
Non mi resta quindi che aspettare un loro nuovo concerto. E l’attesa verrà dolcemente ingannata con i ricordi di quello che ho visto, che ho sentito. Un concerto piacevole. Bello. Coinvolgente.
Non mi resta che tornare a casa col sorriso stampato…e finalmente riposarmi, visto che l’indomani ci sarà un altro massacro. Ma non è questo il posto per raccontarlo.