LIBRI - 29/11/2006

"Dino" di T. Kezic e A. Levantesi

DI ALESSANDRO D'ALESSANDRO

Dino De Laurentiis, nato nel 1919, è ancora vivo e vegeto e opera ancora in America accompagnato dalla terza moglie e dalle due figlie avute da questa, oggi, credo, adolescenti o poco più. Che dire? Ho letto il libro solo per saperne di più su Silvana Mangano, la seconda moglie di quest’uomo geniale, che lo ha lasciato nel 1989, cioè esattamente diciassette anni fa; ma alla fine ho scoperto anche un grande uomo. Chi è stato un ammiratore pèrso di Silvana Mangano, donna incredibilmente “fortunata” e tanto infelice al tempo stesso, stenta a convincersi che sia passato già un così gran numero di anni. Il suo viso, che bucava lo schermo e colpiva direttamente e nello stesso tempo cuore e immaginazione, ancora persiste nel mio ricordo e capisco come si potesse essere innamorati di lei come lo fu Dino. Ma questo mi fa pensare anche che Dino sia veramente quello che finisce per apparire dalle pagine di questa voluminosa e dettagliatissima biografia: un uomo fuori del comune e forse un genio. Egli ha fatto per tutta la vita il produttore e ha una filmografia che mette spavento con miliardi di dollari che ballano da tutte le parti grazie alla bravura e alla disinvoltura di quest’uomo che si intende solo di cinema e di soldi ma che sa come muoversi in un mondo pieno di insidie come è il nostro e come è quello del cinema in particolare.
Quanto a Silvana, dalle pagine di questo libro si può finalmente capire forse un po’ meglio il suo mistero. A fianco di un marito così anche la grande attrice finisce per essere un’attrice, cioè una creatura come tutte le altre, dotata solo del suo talento e della sua bellezza. Una donna non comune, ma con un’infelicità interiore che niente, né la ricchezza né l’amore, poterono consolare. Silvana fu un’attrice vera perché dentro non poté essere nessuna e fuori era di una bellezza tanto esemplare da poter rappresentare chiunque. Come abbiano potuto due giganti del genere fare insieme quattro figli e comminare fianco a fianco per più di trentacinque anni è un altro mistero che, se risolto, può dirci ancora molto sulla personalità dell’attrice.
Secondo me, la soluzione è nel cattolicesimo di questa coppia che convola a giuste nozze con lei diciannovenne e lui al suo secondo matrimonio ma che però tutte le domeniche mattina si reca a messa a San Sebastiano, famiglia al completo. Il cattolicesimo in Italia si può vivere in due modi: come una religione pagana ridotta ai suoi soli culti (Dino) o come un sentimento religioso profondo e irreprimibile che si concretizza in regole ferree, come si dice, intussuscettate (Silvana). Chissà quali insondabili desideri nutrì nel proprio inconscio questa donna esternamente impenetrabile e invulnerabile: nulla possiamo dire su di essi, secondo me, perché un cattolicesimo feroce li seppellì in un’afanisi senza ritorno. Quando su Riso amaro la giovanissima Silvana guarda in tralice Gassmann, sfoggiando un seno e delle cosce mozzafiato, nel suo impercettibile strabismo si può cogliere una personalità tormentata da desideri indecifrabili ma con l’inconscio blindato da remote irreversibili rimozioni. Dentro dunque Silvana non era nessuno, ma proprio per questo fuori, bella com’era, poteva essere tutto.
E Dino? Forse era l’unico che poteva amare tutto questo e non si può non restare ammirati anche di fronte alla sua decisione di mollare quando, per la spietata assurdità della vita, tutto questo si trasformò in un patologico crudele disfacimento.

KEZIC T. - LEVANTESI A., DINO, Feltrinelli, Milano, 2001.