LIBRI - 28/11/2006"Eleonora Duse" di H. SheehyDI ALESSANDRO D'ALESSANDROSi tratta di una biografia di circa 400 pagine più che esauriente e noiosa come solo gli americano sanno essere. Però Eleonora viene tratteggiata a tutto campo e il libro va letto perché contiene finalmente la verità sul rapporto di questa grande attrice con Gabriele D’Annunzio. Quando la cultura italiana si sarà definitivamente liberata di tutti i pregiudizi che gravano su questo singolare personaggio forse potremo restituirlo al suo ruolo, che fu quello di un grande, all’interno della nostra storia. Come grande, e forse di più, fu la Duse. Non credo di esagerare se dico che essi furono fino agli anni trenta avanzati i simboli delle due Italie che non potevano ancora convolare a giuste nozze perché entrambe minorenni. La Duse è un simbolo perfetto dell’Italia che trova all’estero il riconoscimento della avvenuta unità (era nata nel 1858, cioè subito prima del triennio risolutivo della unificazione italiana, 1959-61) e D’Annunzio è, contro Carducci e Pascoli, il campione di quella stessa Italia entro i limiti ristretti ed angusti dei confini nazionali. Si incontrano dunque e si scontrano due giganti: lei con la sensibilità e la capacità di amore di una donna; lui con la sensibilità dell’artista ma con la capacità d’amore di un rozzo maschio italiano; entrambi con l’idea di cavalcare la tigre dell’altro: lui per fare soldi con opere teatrali improponibili e lei per sfoderare sui cartelloni il nome dell’unico autore capace di reclamizzare se stesso e chi gli sta vicino nell’Italietta del novecento. Sono i nostri vicini progenitori: i progenitori di tutti noi italiani: genio e furberia mischiati insieme e una fame inesauribile di soldi perché nati signori anche se figli di un sobborgo di una cittadina semisconosciuta. |