LIBRI - 27/01/2010

Dalla Shoah all'alba di un nuovo giorno

DI NICCOLÒ CAROSI E FABIO FURNARI

Shoah è un termine ebraico che significa

“sterminio”. Lo sterminio

che trascina con sé la storia delle

persecuzioni e il programmatico genocidio

degli Ebrei. Nel libro autobiografico

di David Shachar (Dalla Shoà all’alba di

un nuovo giorno, ed. Terre Sommerse),

questa parola, Shoah, si carica di quei

segni storici indimenticabili “tra tragedia e

guerra da una parte ed aspirazioni di pace

dall’altra…” come scrive nella prefazione

Arie Loba Eliav.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale

(settembre 1939) l’esercito tedesco

occupò la Polonia occidentale, che contava

tra gli abitanti due milioni di ebrei, i quali

vennero sottoposti a restrizioni ancor

più severe di quelle vigenti in Germania.

Furono infatti costretti a trasferirsi nei

ghetti circondati da mura e filo spinato;

ogni ghetto aveva il proprio Consiglio

ebraico cui era demandata la responsabilità

degli alloggi (sovraffollati, con sei-sette

persone per stanza), della sanità e della

produzione.

Quanto era prodotto al loro interno

veniva scambiato con generi di prima

necessità, come carbone e cibo in misura

rigidamente razionata… Ma per comprendere

meglio la cornice storica-emotiva su

cui si regge questo bel libro, è necessario

non trascurare la dedica: la vera energia

che dà a David l’impulso di raccontarsi

e raccontare. “Dedico questo libro alle future

generazioni degli insegnamenti e delle

lezioni che ci vengono dal passato, oltrechè

alla memoria dei miei cari: mio padre,

Chaim Himmelfarb – sia Dio a vendicare

il suo sangue – barbaramente trucidato dai

nazisti insieme ad altri sessanta notabili

della cittadina polacca di Krasnosielc il

5 settembre 1939, il quinto giorno della

guerra, nella sinagoga locale; mia madre,

Hinda Eizenberg Himmelfarb, che dopo

la morte di papà guidò la famiglia lungo

tutto il difficile cammino fino all’arrivo nel

1948 in Israele, dove morì, a Kiryat Ata ,

nel 1981; a mio fratello maggiore Yosef,

“salito” in Israele come pioniere nel 1935,

il quale, sul finire della guerra, si adoperò

come rappresentante della Agudat Israel per

il salvataggio degli esuli europei sopravvissuti,

morendo a Gerusalemme nel 1984; mio fratello

Moshè, spirato per la fame ed il freddo

nel 1943 nel gulag sovietico del distretto

di Komi, nella Russia settentrionale; mio

fratello Hershel, ferocemente trucidato dai

nazisti nei primi giorni della loro invasione

dell’URSS, nel giugno 1941.

In ricordo anche di tutti i famigliari da

parte di padre e di madre scomparsi nella

Shoà, per lo più nel campo di stermino di

Treblinka.

Il mio ringraziamento profondo va anche

a mia moglie Chaya per la sua pazienza e

per l’incoraggiamento ed il sostegno offertomi

durante tutti gli anni di raccolta del materiale

e della stesura di questo libro”.

David, il 16 settembre del 1939 ha

compiuto 9 anni e undici giorni prima il

padre fu trucidato, barbaramente. Possiamo

affermare ora che eventi così devastanti,

come quelli raccontati da David, lasciano

aperte ferite insanabili e soprattutto

indebolenti. Quante storie conosciamo e

riconosciamo di ebrei permeate dal sentirsi

vittima di un atroce meccanismo sistemico

che li porta alle depressione e alla rassegnazione;

oppure quante storie mai raccontate

perché un trauma si esprime spesso con

il silenzio dell’anima. La forza di David

ecco che emerge: una vita concretamente

reazionaria a servizio del prossimo; umanamente

impegnata da sempre. Questa

biografia allora, più di altre, è testimonianza

di una esperienza di vita che traduce gli

orrori nefasti della Storia in speranza e

virtù delle storie di chi ce l’ha fatta a dirsi

e farsi insegnamento continuo.

Sono persone come David Shachar che

l’umanità dovrebbe ringraziare; perché il

senso della memoria ha accompagnato da

sempre l’operare di David e questo libro

fra storia e diario si pone come oggetto

transazionale tra ciò che è stato e ciò che

è. Non è un’opera di parole, ma di azioni

concrete che si possono rintracciare nella

completa sezione dedicata a documenti e

foto che mostrano e dimostrano l’esistere

di un uomo, della sua forza operativa a

dispetto di chi tentò di cancellare quella

parte dell’umanità. La preziosità di

questo lavoro, a parte la struggente forza

narrativa del racconto autobiografico, sta

nella traiettoria unica del libro: l’alba di

un nuovo giorno. Non è un’opera che si

pone come testimonianza dell’orrore, ma

della speranza: unica vera risposta al male.

Una speranza testimoniata dalle radici di

una famiglia cresciuta dalla Shoà all’alba

di un nuovo giorno.



“Dalla Shoà all’alba

di un nuovo giorno”

David Shachar

Edizioni

Terre Sommerse

E 16,00