LIBRI - 23/11/2006

"Ma le stelle quante sono" di G. Carcasi

DI ALESSANDRO D'ALESSANDRO

CARCASI Giulia, Ma le stelle quante sono, Feltrinelli, 2005.

Ogni tanto, nel panorama della narrativa, compare qualche stellina da segnalare: le stelle sono proprio tante e può succedere di tutto. Si tratta di un singolare romanzo ma forse dovrei dire antiromanzo; insomma un romanzo che proprio romanzo romanzo non è. La giovanissima scrittrice prende i due personaggi, due liceali di cui diciamo subito i nomi, molto significativi, Carlo (come il marito di Emma Bovary, cioè un estatico, a dir poco) e Alice (come il celebre personaggio di Carroll, e scusate se è poco!) e fa in modo che raccontino ognuno dal suo punto di vista la stessa storia. Il bello è che il punto di vista il lettore lo deve cambiare davvero. Dopo aver letto il racconto di lei (poniamo da pagina uno fino a metà del libro), il lettore deve chiudere il libro, andare all’ultima di copertina e far ruotare il volumetto di 180° per leggere quello di lui (da quell’altra parte del libro, insomma).
Carlo e Alice sono due compagni di banco che hanno fraternizzato troppo e che quindi si trovano nell’impossibilità di confessarsi, e quindi di realizzare, un loro amore, che pure c’è. Perciò si mettono insieme, rispettivamente, con Ludovica e Giorgio per scoprire alla fine delle due narrazioni che i due a loro volta già stavano insieme da un pezzo. Mi viene in mente “La bella estate” di Pavese”, ma non c’entra niente se non per una certa somiglianza d’intreccio. Qui c’è una leggerezza al limite della irresponsabilità sia stilistica che tematica: l’indifferenza forzata nei due giovani, ma molto più in Carlo che in Alice, si spalma su una superficie piatta, brulicante di messaggini, gavettoni, nutelle, professori idioti, frustrazioni, velleità di essere ascoltati ma perché?
Quello che colpisce più di tutto è la mancanza di disperazione in un contesto come quello descritto, ma anche il nuovo tipo di speranza che sembra essere tipica di queste generazioni. E’ possibile concepire una speranza senza aspettative? A noi vecchi sembra di no; Carlo e Alice invece sembrano averla una speranza così mostruosa. Come dire? Sperano inconsciamente di rientrare nelle statistiche più alte delle aspettative di vita e per il resto si vedrà. E’ una splendida opera prima, questo romanzetto double face: promette bene, ma vaglielo a dire all’autrice!