LIBRI - 03/02/2009

"Pubblici Discorsi" di Paolo Nori

DI SAMANTA SORRENTINO

Si può anche dire che io sia poco credibile o parli per partito preso (non che sia sempre un difetto) ma c’è anche da aggiungere che la credibilità e le prese di posizione forse con la letteratura c’entrano poco (mi pare che Tolstoj, che ha scritto di divorzi e drammi amorosi sia rimasto sposato sempre con la stessa donna, tale Sofia, per esempio)

Mi si potrebbe riconoscere una certa ottusità o anche una presa di posizione, sta di fatto che tutta questa concatenazione di cause o espressioni, mi porta ad affermare, con certezza e ancora una volta, che io, io per Paolo Nori, ho proprio una predilezione.

Cosa ci porta ad amare un autore piuttosto che un altro? cosa ci porta a seguire quello che uno di loro fa in maniera piuttosto monomaniacale?

Risponderei in questo specifico caso, ma forse anche negli altri, che il bisogno è calcolato in base al piacere che se ne ricava. Come quando, dopo una corsa trafelata, un bicchiere d’acqua ci appare come il sollievo di un’oasi nel deserto, così Paolo Nori, e quello che scrive, per me sono come una caraffa d’acqua in un giorno di agosto, o un camino con le castagne messe a cuocere quando fuori piove in un giorno di novembre.

Ristoro, questa è la parola che userei.

L’ultima fatica, di questo scrittore nato a Parma, che ha vissuto a Bologna e anche in Iraq, e che adesso è tornato a vivere a Bologna o a Parma non ricordo, è Pubblici discorsi, (Quodlibet Compagnia Extra € 14,00), antologia di scritti, di discorsi appunto, pubblici, cioè tenuti in pubblico, conferenze, mostre, presentazione di libri.

Pubblico eterogeneo.

Per sua stessa natura sembrerebbe un libro non compatto. Ora, a parte il fatto che nessuno ha chiesto ai libri di essere compatti, anche se molti lo sono, questo, a mio avviso, lo è. Affronta temi in parte diversi e sconcatenati tra loro, come il rapporto tra storia e letteratura, passando per Anna Karenina dall’inizio alla fine, intervallando il tutto con le malattie dei propri figli, in questo caso figlia, fino ai viaggi in treno e alle mostre fatte con gli scarti degli altri, con l’artista che non vuole vendere la sua roba perché gli è rimasto troppo affezionato.

A leggerli così, tutte cose diverse tra loro, messe insieme alla rinfusa. In realtà no.

A me pare che un filo logico ci sia, forse perché nella vita reale, io spesso, come milioni di persone finisco col far questo, passare tempo in treno a leggere (a proposito devo rileggere Anna Karenina!), a chiedermi che rapporto c’è, se non tra storia e letteratura, almeno tra il lavoro e la fine del mese (che pure è rapporto, distorto ma rapporto) a vedere cose che non potrò mai comprare, perché chi le vende, le vende a prezzo talmente tanto caro, che non fan per me.

Questo per dire, che un libro, un racconto, un discorso, da come lo si legge, da come lo si ascolta, può essere catapultato nella nostra vita e adattato alle necessità o alle singole vicende. Paolo Nori è famoso per le sue parentesi, o per i suoi salti, da una cosa a un' altra, ma secondo me riesce a farlo con garbo, con stile, e non affatica mai. Proprio come tutti i giorni passiamo anche noi, da una cosa, all’altra, da un palo in una frasca, così fa lui. E come a noi non risulta poi così difficile, passare dal lavoro a casa, dalla doppia vita di dipendenti, professionisti a quella di padri di famiglia o single di grido o no, così non risulta difficile leggere un libro, bello, divertente, tenero, e a suo proprio modo, carico di temi svariati, eterogenei, ma anche di grandi sentimenti e domande, e, indubbiamente di molto acume e intelligenza.

A Mosca non son mai stata, a Pietroburgo non son mai stata, leggendo, queste pagine e leggendo, in generale la produzione di Nori, un po’ è come se ci fossi stata, un po’è come se anche io non son fossi riuscita a digerire i cetrioli, un po’ anche io vorrei provare con un pediluvio nel post sbornia.

Ti vien voglia di provarle le cose che lui racconta, di leggerle le cose di cui scrive, i libri che consiglia, e secondo me, quando uno scrittore riesce a fare questo, riesce per esempio anche a farti far caso a chi traduce un libro piuttosto che a un altro, beh io credo che quello scrittore sia riuscito a far molto di più di quello che doveva.

Non solo ti ha rilassato (personalmente le sue pagine mi riappacificano col mondo), ti ha incuriosito, ti ha istillato un dubbio, una curiosità.

La letteratura è anche questo. L’appagarsi per sentire di nuovo la necessità di rifarlo.

Mi piace di Paolo Nori, questo suo essere “umano” questo suo chiamare le cose col loro nome, questo suo sentirsi “normale”. Un grande scrittore, uno secondo cui i bambini di 11 anni non notano il crepuscolo e non parlano di nuvole livide e stanche (forse io son stata una bambina stupida, ma a me a 11 anni, le nuvole non mi veniva da dire che erano livide, al massimo dentro le nuvole ci vedono le forme, o ancora, avrei detto, come del resto faccio oggi, che erano grigie). A me di Paolo Nori piace questo, il fatto di riuscire a dire cose, bellissime, senza rivestirle di orpelli.

E non è banalità, è grande capacità..

I supereroi lasciamoli ai film o ai fumetti, le Lamborghini a chi è in grado di pagarsele, io mi tengo gli scrittori “fuori serie” come lui così straordinariamente bravo, intenso. Consigliato a tutti, ma davvero.