LIBRI - 26/08/2008

"Il matrimonio dei fiammiferi" di J. Carroll

DI ROBERTA ZETA

«C’è solo una cosa più difficile che mettere giù un romanzo di Carroll: dimenticarsene dopo aver voltato l’ultima pagina».

Stephen King





Quando ho letto questa frase ho sorriso scettica. Quando l’ultima pagina l’ho voltata davvero, i brividi non si contavano neanche. Questo romanzo rimane addosso per ore; ore in cui continui ad attendere come se dovesse accadere altro, come se, mentre passeggi sotto il sole, dovesse apparire un ulteriore simbolo misterioso che possa donare altra profondità alla storia. Forse è l’effetto che fanno tutti i bei libri, non vuoi lasciare il mondo in cui ti trasportano, ma sta di fatto che Carroll in questo romanzo crea un’atmosfera sensuale ed inquietante da cui è impossibile svincolarsi.



Il matrimonio dei fiammiferi è inizialmente fraintendibile par un romanzo semplice, su una donna, Miranda, che arrivata ai trent’anni è in preda alle crisi dovute ai suoi primi bilanci, resi ancor più disastrosi da una riunione con i vecchi compagni di liceo in cui il confronto con il passato è una ‘mattonata’ in pieno muso.

Ciononostante il romanzo abbandona subito quest’aria da potenziale “Harmony” per lanciarsi in un’incredibile e completamente inaspettata giostra composta di mitologia, predestinazione, realtà alternative e reincarnazione.



La crisi porta ad un amore folle che tinge di rosa e poi del rosso intenso della passione la trama, trasportando il lettore verso ciò che sembra una soluzione armoniosa, ma è proprio a questo punto che Miranda, varcando la porta della sua nuova casa, vede improvvisamente svanire la speranza di una vita felice. E’ perseguitata da visioni sconvolgenti e terribili, fantasmi d’altri tempi e altri luoghi, ricordi rimossi di un passato molto doloroso.



Questo, giustamente, sarà solo l’inizio, perché è da questo ‘crollo’ che Carroll mostra la sua vera natura: un maligno e seducente demone che arpiona l’attenzione del lettore con un crescendo di suspence, che sembra divertirsi a tranquillizzarlo ed ammorbidirlo con dei dolcetti squisiti, per poi godere terrorizzandolo. Ma non è la paura da horror alla Stephen King, anche se qualche atmosfera simile si può trovare; non ci sono creature che cacciano, assetate di sangue, lo spavento è più concreto, i mostri sono i nostri, sono dentro di noi. Ancora una volta siamo noi stessi i mostri che ci fanno paura quando si spegne la luce. È una paura che scuote delle certezze lontane dal mondo fantastico, è più reale, e le pagine che scorrono sono come metafore che ci fanno tremare, perché una volta soffiato via il velo della figura retorica a nessuno piace vedere il proprio volto sulla testa del proprio peggior nemico.



Né un horror dunque, ma neanche un romanzo rosa, né tanto meno un fantasy. O forse tutte e tre le cose e molto, molto altro. Questo romanzo non si può definire con un colore solo, è impossibile, ma se esistesse una categoria di romanzi ‘intensi’, sarebbe sicuramente uno dei primi titoli.









Jonathan Carroll

Il matrimonio dei fiammiferi

Fazi editore 18,00 euro