LIBRI - 22/11/2006

"Norwegian Wood - Tokyo Blues" di M. Hakuri

DI SAMANTHA SORRENTINO

È un libro in cui ci sono tanti Beatles. È un libro che è ambientato a Tokyo. E’ un libro in parte blue.
In fondo non è altro che un enorme ricordo raccontato. Tutto parte da una canzone, Norvegian wood che risuona, passata dalla radio, nelle orecchie di Watanabe, 37 anni, che sta atterrando nell’aeroporto di Amburgo.
Il potere della musica, lo trascina indietro di vent’anni, gli riporta alla mente un ricordo sbiadito, offuscato, confuso e mai dimenticato, ma che sembra essere diventato solo uno sfondo: un paesaggio senza figure.
E invece di figure ce ne sono in questo romanzo. c’è Naoko, c’è Midori, c’è Reiko.
Tre donne. Due molto giovani, le 17enni Midori e Naoko, molto diverse tra loro, una viva che ha sangue nelle vene, una imprigionata in se stessa e nei suoi ricordi, poi c’è Reiko, capelli corti, seni piccoli, e suonatrice di chitarra.
Ci sono anche uomini: c’è Sturmtruppen, c’è Kizuki (che non c’è più) c’è Nagasawa, ma c’è soprattutto Watanabe (Toru, come lui stesso si firma)
Si raccontano tre anni, il passaggio dai 17 a i 20 anni, visto come il passaggio supremo dall’adolescenza all’età adulta.
E’ un romanzo d’amore, così almeno lo definisce il suo autore, è anche un romanzo di morte e di solitudini, ma è soprattutto un romanzo sentimentale.
Non saprei come altro definirlo. Non è svenevole, zuccheroso, glicemico, è un libro sentimentale perché tocca i sentimenti, le passioni, le sensazioni di chi lo legge.
È ovvio, che quello che succede a Watanabe, non potrebbe (spero) capitare a una persona “normale”, ma è un romanzo, e non tutto quello che si racconta in un romanzo, e soprattutto in un romanzo d’amore, deve essere poi possibile nel reale.
In fondo i protagonisti di queste pagine, non sono mai esistiti, o forse stanno solo esistendo adesso nella mente di chi li legge. I dubbi, le paure, le incomprensioni, la passione, che sa raccontare, e bene, Murakami, sono reali, vive, attraverso lo scritto.
Alla fine di questo romanzo quello che deve rimanere, rimane e quello che si deve perdere si perde. Ma se un libro riesce a commuoverti, a farsi leggere, a coinvolgerti, anche se poi non ti piace, è un libro che è riuscito.
Io non so come leggi, ma se il tuo umore si fa condizionare da quello che leggi, e se non sei sereno, questo non è un libro da leggere adesso.
Se invece leggi, per appassionarti a qualcun altro da te, magari solo per qualche ora, prima di spegnere la luce, allora, è un libro che puoi leggere, e magari, alla fine, dopo tanti Beatles, pure a te verrà voglia di ascoltare Rolling Stones.
Ultima cosa e poi concludo, Murakami ha finito di scrivere questo libro in una casa alla periferia di Roma. Mi piace pensare che non fosse molto lontano da qui.