LIBRI - 23/01/2008

"Domani nella battaglia pensa a me" di J. Marias

DI SAMANTA SORRENTINO

Titolo e copertina mi avevano sempre affascinato, così un 27 qualsiasi di un dicembre qualsiasi dell'anno appena passato a miglior vita,
in mancanza d'altro, mi son detta: compralo e leggilo!
detto fatto.
Cominciamo col primo dubbio: il titolo è tratto da un verso del Riccardo III di Shakespeare (atto V: "Tomorrow in the battle think of me, and fall thy edgeless sword; despair and die!"). Marias, come ci spiega lui stesso nella nota finale per appassionati di letteratura, non è nuovo a questo tipo di "plagio", il suo altrettanto famoso Corazòn tan blanco, derivava il titolo da un'altra citazione, questa volta tratta dal Macbeth. Ma se nel primo caso la parternità era stata documentata fin dalle prime pagine, stavolta è diverso.
Solo qualche anno dopo e dopo molte illazioni, l'autore, che, come lui stesso dice, "s'era voluto togliere la curiosità di vedere quanti sapienti avrebbero riconosciuto la frase"...ha svelato il mistero.
Bel tipo il buon Marias, uno, se non il più popolare, e plutritradotto autore spagnolo contemporaneo (nato a Madrid nel 1951, da padre filosofo).
Il II dubbio, quello di copertina, è rimasto dubbio. L'autore di questa "Resurrezione" di cui nella bella edizione Einaudi è riportato un particolare, è un tale pittore tedesco Matthias Grünewald (Würzburg, 1475 – Halle sul Saale, 31 agosto 1528), ignoto ai più, ma soprattutto a me.
Tornando al libro: la vicenda si svolge a Londra? No a Madrid, ma la capitale britannica pure c'entra.
Tutto comincia improvvisamente in un appartamento e durante un'appuntamento galante. Approfittando dell'assenza del marito (in viaggio di lavoro, a Londra appunto), la giovane Marta Tellez, con bimbo al seguito, invita a cena un piacente conoscente, tale, si scoprirà dopo parecchie pagine, Victor Frances, sceneggiatore cinematografico e televisivo, di quelli un pò sui generis, non particolarmente innamorato del suo lavoro, ma neanche disgustato. Scrive per scrivere, che il copione da lui prospettato venga o meno utilizzato, che il suo nome appaia o meno, a lui non importa. Tanto lo pagheranno lo stesso per il distrubo. Al temine della cena, e dopo avere messo finalmente (!) a letto il pupo, l'incontro tra i due, starebbe per seguire il suo "naturale" decorso verso la camera da letto, fino al momento in cui la donna però comincia improvvisamente a star male.
La gonna stropiacciata, i pantaloni del quasi "cornuto" ripiegati sulla sedia, Marta improvvisamente muore tra le braccia dall'amante (non in senso stretto), ormai lì steso a guardare un film. Rimasto solo (col bambino che dorme), il nostro protagonista non riesce a stabilire quale sia il comportamento giusto da adottare (nessuno sa che è lì) lui stesso non saprebbe a chi rivolgersi. Tra micro indagini alla Sherlok Holmes di primo pelo e dopo avere messo su un piatto qualcosa da sgranocchiare per il pupo di là che dorme, Victor va via. Prima o poi, l'indomani stesso, la donna delle pulizie, un parente, qualcuno scoprirà il cadavere.
La scelta di Victor non sarà però senza conseguenze, il suo non è rimorso, è "incantamento" come lui stesso dice. All'indomani della morte, sentendosi, perchè di fatto lo è, unico custode delle ultime volontà della defunta o comunque quello dei suoi ultimi attimi, Victor decide di conoscere tutta la famiglia di Marta. Il padre, il vecchio Tellez, che vive di ricordi e di ricoscimenti di gioventù, la sorella Luisa, quella più piccola che mai avrebbe creduto di diventare la sorella maggiore di Marta e a cui Victor, per prima racconterà l'accaduto, il marito Dean. Il cornuto "da trasferta".
Non mancano però personaggi grotteschi a stemperare il tutto, in questo senso vanno visti l'amico di Victor, Ruibérriz de Torres, il vero coatto come pochi o la scena con il caotico regnante Only the Lonely, l'Unico, che ha perduto il sonno e non sa come trovarlo (forse quel Falstaff di Orson Wells_altra citazione svelata da Marias_adoro questo tizio!) farebbe al caso suo? Peccato che la bella segretaria dalla calza smagliata e dal cappello di lana orribile, preferisca vincere alle corse!
Il tutto, la tragedia, lo sviluppo e l'epilogo, si svolgeranno sulla carta nel giro di qualche giorno.
A leggerlo si impiega qualche giorno in più. Marias scarseggia quanto a punteggiatura (ma se amate Saramago scoprirete che qui le virgole ancora esistono), ma la cosa non pesa affatto. E' l'atmosfera, l'aria del libro che richiedono dei tempi più lunghi. Se avessi l'abitudine di rileggere, sarebbe un libro da rileggere. Messa da parte la curiosità circa la trama, sono magistralmente descritte, le sensazioni , le ansie, i "giri della mente", le "menate" per dirlo alla milanese. Marias in questo è maestro, può impiegare pagine intere a descrivervi un uomo che versa un wiskhy nel bicchiere di un altro, ma vi sembrerà un attimo (della serie già fatto?). Non vi annoierà, sembra impossibile, ma non lo farà, perchè sarete avvolti dallo stesso incantamento di cui Victor è vittima.
Ho letto che Marias è un maestro nella “verbalizzazione del flusso di pensieri”; e in effetti è vero. Seguire Victor nei suoi viaggi della mente, che sono viaggi anche nello scritto (non è un caso infatti che espressioni, frasi intere, si ripetano spesso, lo stesso titolo compare centinaia di volte), non infastidisce mai ma avvolge, trascina, rende partecipi. Ci si può soffermare, rileggere a tratti, anzi si deve, per ritrovare in Victor l'essenza dell'uomo, i lati oscuri o quelli ridicoli della sua natura.
Cosa sarebbe potuto succedere se non fosse successo quello che è gia successo?
Ottimo romanzo. Onirico. Cerebrale.
N. B. l'attuale dedizione in commercio (€10,90 è corredata da una nota dell'autore a difesa del romanzo_da leggere! anche questa)