LIBRI - 13/12/2007

"La zia Julia e lo scribacchino" di M. Vargas Llosa

DI SAMANTA SORRENTINO

La zia Julia e lo scribacchino è stato un consiglio. Di quelli giusti e al momento giusto. Quelli del ci voleva proprio.
Di Vargas Llosa io sapevo solo che era peruviano e che non aveva vinto il Nobel, il resto mi era (e in parte mi è) cordialmente ignoto.
ho provato ...e, gente! che piacere!
Dal frontespizio con quella dedica a Julia Urquidi Illanes cui tanto dobbiamo io e questo romanzo, lo si capisce subito che si sta per leggere una storia che davvero qualcuno ha vissuto, volendo anche il Marito (diminutivo di Mario) o il Varguitas in cui ci si imbatte da subito lo confermano (mica è un caso che l'autore si chiami Mario e Vargas?), ma la cosa non deve toccare.
Non è che dalle storie vere si ricavino solo quei film da martedì di luglio alle 15,00 su raidue, talvolta dalle storie realmente accadute, chi è capace, è Vargas Llosa lo è, ci si ricava anche un romanzo molto bello e che catalizza l'attenzione del lettore sempre di più, tanto quanto invece scema, sopraffatta dalla pennica estiva, quella dello spettatore di fronte al film del pomeriggio.
Tre sono i personaggi principali:
-la zia (acquisita) Julia 32 anni, boliviana, fresca di divorzio,
-lo scribacchino (assoldato) Pedro Camacho, personaggio sui generis, autore acclamato di quei romanzi radiofonici, che ormai ai nostri giorni, si son persi surclassati dalle fiction via tubo, cosi' povere di immaginazione.
-il nipote (minorenne) Mario, io narrante nel romanzo, scrittore in erba, sbarbato e col sogno di vivere a Parigi per fare lo scrittore.


Un romanzodiracconti, da scrivere e da leggere così, tutto attaccato.
Il testo infatti, è diviso tra capitoli pari e dispari. Nei primi, si seguono le vicende di Mario, della zia e del parentado tutto. Nei dispari, si ascoltano(!) in forma scritta, i racconti radiofonici di Pedro Camacho
Ci troviamo di fronte a un testo che non è né propriamente un romanzo nel senso canonico, né soltanto una raccolta di racconti.
E' un romanzo, perchè contiene una storia da romanzo, anche romantico in verità, con tanto di amore tormentato, matrimonio di manzoniana memoria e baci appassionati, ma è anche uno scrigno di racconti.
Senza fatica si passa dalle avventure di Marito, a quelle del dott. Alberto de Quinteros e dei suoi nipoti incestuosi, dalle strade notturne della zia Julia, a quelle che percorre il sergente Lituma in uno spazio parallelo.
Insomma una concatenazione di immagini, personaggi e storie che non ostacola il racconto vero e proprio, e anzi incuriosisce, pur spostando l' attenzione in un altro emisfero.
Non leggerete solo un romanzo, ne leggerete tanti. Ognuno dei racconti radiofonici di Camacho vi terrà desti, anche quando, lo stesso Camacho non sarà più in grado di scriverli con la stessa verve o di districarsi con la stessa precisone tra i vari personaggi (forse davvero, ci sono effettivamente troppi 50enni dalla fronte spaziosa e dal naso aquilino!)
La fine è come te l'aspetti o come credenza popolare vuole (non c’è cosa più divina che…), è, allo stesso modo triste e ottimista, gli amori durano il tempo di un romanzo...ma anche più a lungo di quanto la zia Julia si era ripromessa.
Molti anni dopo la pubblicazione de La tìa julia y el escribidor, nel suo "La verità delle menzogne" (1992) Vargas Llosa ha dichiarato che: "non si scrivono romanzi per raccontare una vita ma per trasformarla, aggiungendovi qualcosa", probabilmente la vita reale dei protagonisti di questo romanzo, almeno dell' uomo Vargas Losa e della prima moglie, è stata fatta di quotidiano molto più di quanto appaia in queste pagine, merito dello scrittore Vargas Llosa, è stato invece quello di avere trasformato i bollenti spiriti di un 18enne e le manie di uno scribacchino che non legge mai, in un romanzo da consigliare.
Forse è più felice chi impara a raccontare solo le parti migliori della sua vita?

Se vi è piaciuto il libro, il saggio consiglia Tune in tomorrow, trasposizione cinematografica, non troppo riuscita, del romanzo di Vargas Llosa

(nei panni di Camacho, Peter Falk e in quelli di Mario, Keanu Reeves, bello che abbaglia, ma non abballa dicono dalle mie parti)

http://www.youtube.com/watch?v=MSAWCXT_fxg