LIBRI - 18/05/2007

"American tabloid" di J. Ellroy

DI SAMANTA SORRENTINO

Sottotitolo adatto: il bello, i brutti e i cattivi.
Il bello è JFK (fino al tragico epilogo-22/11/63 Dallas).
I brutti sono L'FBI di J.E. Hoover, il sindacato dei trasporti di Jimmy Hoffa, La CIA... tanto per citarne alcuni.
I cattivi (?) si chiamano Pete Bondourant, Kemper Boyd e Ward Littell (allo stesso tempo, trafficanti di droga, assassini, avvocati, impiegati della Cia, nemici, amici, soci.)
Questi i protagonisti non solo dei tabloid americani, ma di quelli del mondo intero, riuniti in questo fantaromanzo, uscito dalla penna di James Ellroy.
Lo scenario non è il vecchio west, ma l'America tra la fine degli anni 50 e gli inizi dei 60 (e la narrazione procede cronologicamente).Quell'America che è sempre apparsa ai miei occhi grande, grossa e rilucente di lustrini.Quella che aveva da una parte i jukebox, e dall'altra i vecchi e giovanissimi lustrascarpe..manco fossimo stati in una novella Napoli. Quella che avevi un centesimo all'arrivo e potevi diventare milionario..a parole povere un pò il prodotto della più spicciola filmografia, che faceva confusione tra le grandi pellicole epiche a quelle, pur altrettanto grandiose, ma di tono un pò diverso del tipo: "Come sposare un milionario", o "Quando moglie è in vacanza" (tanto per citare la Monroe che fa capolino in queste pagine).
American Tabloid, che peraltro è solo il primo di una trilogia americana ancora incompiuta, è un romanzo nel reale, nel senso che alcuni degli episodi di cui si legge sono effettivamente accaduti, l'ascesa di Castro, La Baia dei Porci per esempio, come reali sono alcuni dei personaggi che lo popolano, Hoffa, Hughes, la mafia di Giancana e Trafficante, la Monroe appunto, ma il resto è fantasia. Quella di Ellroy.
I bene informati, scrivono e dicono che il romanzo non sia solo il frutto sagace di uno scrittore (peraltro amatissimo..non da me), ma che sia invece il risultato, romanzato anzichenò, di accurate ricerche, che il nostro ha avuto modo di effettuare nientemeno che negli archivi della CIA.
Niente di nuovo sarà svelato sul mistero dell'amato (?) presidente ucciso, niente di nuovo si leggerà sulla più famosa e aggiungerei sfigata, dinastia d'oltreoceano, i cui protagonisti, in verità ne usciranno con ritratti niente affatto idilliaci.
La trama è, da un lato, complicata e difficile da raccontare - un pò ci si perde nella miriade di personaggi che la occupano - dall'altra, forse, è sin troppo semplice nella sua crudeltà.
Direi che Ellroy riesce a mostrare benissimo ciò che pensa e a giustifare la forte espressione che lui stesso utilizza prima ancora di farci calare nel romanzo: l' America non è mai stata innocente...Da allora e non solo in America, c'è sempre chi ha pagato le colpe di molti oltre alle proprie. E' un destino comune a molti paesi, che sono vittime del potere del più forte, che sia mafia, politica, servizio segreto o Gerge Bush.
Potrei dire a chi, come me, non ama questo genere di romanzi, ammesso e non concesso sia lecito scegliere per generi, che forse, se proprio non vi va di dedicarvi alla saggistica, un'idea sommaria su come nascano e si sviluppino i giochi di potere, anche in un paese che non è il nostro, da questa lettura la ricaverete, questo è forse il merito reale di questo giallo (in libreria lo troverete catalogato sempre in questo settore).
Non è un libro di denuncia, in fondo è solo un romanzo, ben articolato, ben costruito, ma solo un romanzo...o forse no?