CINEMA - 24/01/2007

"L'arte del sogno" di M. Gondry

DI FABIO PUCCI

Stephane ha perso il padre e ha un rapporto irrisolto con la madre.
E' un "creativo" ed ha in mente uno strampalato progetto "artistico" basato su una teoria da lui chiamata "disastrologia".
Un giorno si innamora (non corrisposto) di Stephanie, sua vicina di casa e anche lei fortemente creativa.
Stephane è emotivamente fragile e vive perennemente in bilico tra realtà e sogno (spesso senza soluzione di continuità).
Gondry, dopo l'esperienza "americana", torna a girare in Francia, e dichiara di considerare questo il suo primo vero film.
Nononostante ciò, la sua ultima fatica risulta un po' meno riuscita del precedente "eternal sunshine" (per chi scrive, un vero capolavoro).
Questo però non significa che "L'arte del sogno" non sia un oggetto innegabilemnte affascinante.
Quello di Gondry, infatti, resta un cinema surreale, onirico (da ammirare in questo senso il geniale uso di tecniche artigianali ingenue ma efficaci), malinconico e, come in questo caso, spesso divertente (azzeccatissi i personaggi di contorno).
Certo, a tratti potrebbe risultare eccessivamente "intellettuale" e confuso.
Ma è anche (e soprattutto) un cinema poetico e toccante.
Consigliato.