CINEMA - 11/29/2006

"Miami Vice" di M. Mann

DI FABIO PUCCI

Interno di una discoteca. Un pezzo dei limp bizkit "sparato" a volume esagerato. Siamo nel mezzo di un'azione di polizia.
Sembrerebbe quasi la stessa scena di "collateral". E, proprio per questo, ci si aspetta da un momento all'altro una sparatoria degna del predecessore. E invece nulla di questo accade. I due agenti Croket e Tubbs vengono interrotti da un'improvvisa telefonata di un ex informatore.
Ed ecco che escono dalla discoteca e compare la città. E la notte. Con tutte le sue "mille luci" incredibilmente catturate dalla macchina digitale del regista.
Il poliziesco secondo Mann. O meglio, il cinema secondo uno dei più grandi autori del panorama americano attuale.
Basato sulla celebre serie televisiva creata dallo stesso Mann che negli anni '80 "rivoluzionò", reinventandolo, il concetto di serial, anche questo nuovo "miami vice" reinventa il linguaggio cinematografico contemporaneo.
Cinema "estremo" quello dell'autore di heat, pieno di "divagazioni", di suoni e di immagini. E, soprattutto, di sguardi. Un cinema che non assomiglia a nient'altro.
Non è semplicemente una questione di "tecnica" (seppur invidiabile) a rendere quest'opera magnifica. Sarebbe troppo sminuente per descrivere un lavoro complesso come questo. Bisognerebbe invece soffermarsi sull'incredibile capacità di Mann di riuscire a regalarci ad ogni singola inquadratura una fortissima emozione.
Ingiustamente snobbato da critica e pubblico, è uno dei film più belli dell'anno. E probabilmente, come qualcuno ha già detto, siamo di fronte al cinema del futuro. Capolavoro.