CINEMA - 16/06/2008

Charlie Bartlett: fuga dal liceo di un giovane borghese aristocratico

DI BORIS SOLLAZZO

A proposito di Charlie, la guerra di Charlie Wilson, Charlie Bartlett, quella della commedia (più o meno) indipendente e politicamente scorretta ma non troppo, è un ossessione: Charlie è ovunque ed è un nome che porta guai con facce che spaccano lo schermo come quelle di un barbuto Michael Douglas, un epicureo Tom Hanks, e un giovanissimo e bravo attore americano (ma nato nell’allora Leningrado) come Anton Yelchin. E’ lui infatti Charlie Bartlett, adolescente terrore di tutti i college privati, pronto a tutto pur di farsi benvolere dai suoi compagni di scuola, il cui unico sogno sembra essere diventare un leader adorato e acclamato. Eppure vive in una reggia, gira in limousine con autista, ha tutto quello che vuole, compreso un improbabile psichiatra personale. Ma si sa, i soldi non danno la felicità (per lo meno non a tutti), gli animi più sensibili hanno anche bisogno di famiglia, amici e amore. E anche della libertà di poter essere spensieratamente adolescenti. A Charlie tutto questo è negato: vive in una gabbia dorata, con la madre dipendente dagli psicofarmaci, una stralunata e adorabile Hope Davis, e senza il padre, in galera per evasione fiscale. A causa delle sue intemperanze (è un ottimo falsario, le patenti la sua specialità) arriva il momento in cui non può che “scegliere” una scuola pubblica. Sarà la svolta, nel bene e nel male. Qui si dà a nuovi reati, vendendo filmati di risse e “spacciando” gli psicofarmaci che a lui vengono distrattamente prescritti, ma diventa anche un punto di riferimento per tutti gli studenti, sfoggiando carisma e solidale comprensione, sempre nel suo ufficio scolastico, i bagni pubblici, dove diventa il consulto psicologico giovanile più ambito ed efficace. All’apice del suo successo, capisce che vuole altro. Lo capisce grazie al primo amore (Kat Dennings, ne sentiremo parlare) e alla lotta con un preside depresso e alcolizzato (l’infallibile Robert Downey Jr., i loro duetti sono la vera chicca del film), trova il suo posto incontrando per la prima volta l’altro, nell’incontro e nello scontro con i sentimenti e l’autorità. Jon Poll con una confezione furba e ammiccante stile Sundance, un cast perfetto come la colonna sonora, e una buona regia va a fondo con leggerezza e semplicità, raccontandoci un mondo capovolto come i suoi valori.