CINEMA - 04/05/2007

"Grizzly Man" di W. Herzog

DI FABIO PUCCI

Timothy Treadwell è un uomo problematico, drogato e alcolizzato. Ad un certo punto della sua vita decide di reiventarsi un "esistenza". Abbandona così il suo mondo per entrare a far parte di quello "segreto" degli orsi, ergendosi a loro "difensore".
Quella racconata in "grizzly man" è la ricostruzione della vita avventurosa (ma anche profondamente triste) di un uomo malato. Un uomo che dichiara di vivere per gli orsi e che finirà per essere sbranato proprio da uno di essi.
Non compreso da molti, odiato da alcuni ma soprattutto amato da tre donne. Una delle quali, Amie (presenza quasi "invisibile"nel film), nonostante la difficile convivenza, rimarrà con lui fino alla fine. E morirà insieme a lui.
Werner Herzog si confronta nuovamente con una delle tematiche a lui più care e torna ad indagare il difficile rapporto tra uomo e natura, tra mondo civilizzato e mondo selvaggio.
In questo senso Treadwell non è molto distante dai vari "aguirre" e "fitzcarraldo" dei precedenti lavori del regista. In fondo sono tutti uomini ossessivi e ossessionati da un sogno impossibile.
Stavolta però Herzog decide di prendere le distanze dal suo personaggio e la follia si impadrona di lui.
Alle splendide immagini filmate dallo stesso Treadwell (e selezionate tra oltre 100 ore di girato), fanno da contrappunto l'altrettanto splendida voce off del regista e grandiose riprese aeree realizzate da quest ultimo.
Chi scrive non ama particolarmente i docu-film. Eppure questo "grizzly man" è un oggetto difficile da classificare ed incredibilmente prezioso.
Siamo di fronte ad un opera estremamente complessa, profonda e commovente. Assolutamente da non perdere.