CINEMA - 27/04/2007

"Letters from Iwo Jima" di C. Eastwood

DI FABIO PUCCI

Una divisone dell'esercito giapponese, ormai consapevole dell'imminente sconfitta, decide di morire con "onore".
Assistiamo così ad un suicidio di massa, in cui tutti i soldati, uno alla volta, si fanno saltare in aria con una bomba. Tutti, tranne due.
I due che vogliono "vivere", anche a costo di arrendersi.
Questa è solo una delle scene più belle (e probabilmente la più cruenta e dura da digerire)della seconda parte del dittico sulla battaglia di Iwo Jima di Eastwood e Spielberg.
Mr.Clint, in una recente intervista, ha dichiarato che alla sua età (76 anni) gli è sembrato più importante fare un film che non parlasse solo di "buoni" e "cattivi" ma che cercasse di analizzare le ragioni del "nemico".
Giunge così a conclusione il coraggioso progetto di quello che ormai è senza ombra di dubbio da annoverare tra i più grandi cineasti americani di sempre.
"letters from iwo jima" inizia dove finiva "flags of our fathers", con un'immagine attuale dell'isola. Con morti ancora seppelliti, macerie, resti di carri armati e mitragliatrici e buche da scavare.
Da lì, si "sprofonda" nel passato.
Come "flags", questo non è un film di guerra ma è un film sulla guerra. Come "flags" non è un film su "eroi" pronti a combattere per la patria ma è un film sulle persone.
Questi soldati sono esseri umani che amano, soffrono, hanno dei dubbi su quello che stanno facendo, hanno tanta paura di morire e sperano di tornare a casa.
In questo non c'è differenza tra essere giapponesi e essere americani.
E il tatto e la sensibiltà con cui il vecchio Clint, attraverso le lettere e i ricordi, ci fà partecipi delle emozioni dei soldati, ci lasciano disarmati e suscitano sincera ammirazione.
Grande regia, bella fotografia (come nel precendente, desaturata al limite del bianco e nero) e interpreti straordinari (con in testa Watanabe).
"letters" è costato 1/3 del suo gemello, è girato quasi completamente in giappionese e fortunatamente non è stato doppiato.
C'è poco da fare. Eastwood continua a stupirci e ci regala l'ennesimo capolavoro.