CINEMA - 30/03/2007

"Requiem" di H. C. Schmid

DI FABIO PUCCI

Requiem. Ovvero l'altra faccia dell'"esorcismo di emily rose".
In effetti, la storia narrata in questo lavoro di Hans-Christian Schmid è più o meno la stessa del brutto film di Scott Derrickson.
Cambia il contesto. Qui siamo in un paesino della Germania, negli anni 70.
Michela ha compiuto 21 anni e ha ricevuto una lettera di ammissione per l'università.
Michela soffre di disturbi psichici che inizialmente vengono diagnosticati come epilessia.
Ha un rapporto conflittuale con la madre, cattolica bighotta piuttosto severa e intollerante, e un rapporto di strana complicità col padre.
Il background religioso introiettato (complici anche le letture di santa caterina, assunta a modello di riferimento) spinge la ragazza a rifiutarsi di andare da uno psichiatra
e a convincersi sempre di più che le sue manifestazioni psicotiche siano dovute ad una possessione demoniaca.
Un prete, convinto che questo sia possibile, decice di procedere con l'esorcismo.
Laddove Derrickson puntava su una regia "effettistica" (in realtà piuttosto piatta e banale) cercando di creare un atmosfera a metà strada tra "l'esorcista" e un legal thiller di quart'ordine, Schmid punta invece su un registro asciutto ed essenziale, lavorando molto sui primi piani degli attori.
A differenza dell'altro, qui non c'è il diavolo, ma c'è un altro tipo di "male". C'è la malattia psichica. E questa fa molta più paura poichè è difficile da poter accettare.
Requiem è un film bello e sottilmente inquietante, che si avvale di una grandissisma prova di Sandra Huller.
Nella colonna sonora, deep puple e amon duul.