CINEMA - 20/03/2007

"Bobby" di E. Estevez

DI FABIO PUCCI

Cos'è che ha spinto Emilio Estevez, regista del"giallo nel bidone giallo", a girare un film come "bobby"?
Sono passati più di quindici anni da quell'imbarazzante commediola. Estevez è probabilmente il componente della famiglia Sheen meno famoso. Ma non è certamente il bisogno di "rivalza" la motivazione del progetto. Martin sheen è sempre stato un uomo molto impegnato politicamente e probabilmente ha trasmesso questi valori al figlio. In più, mai come adesso "bobby" si rivela attuale. In un mondo in cui la violenza è all'ordine del giorno, le parole di fratellanza (ma soprattutto di speranza per un domani migliore) pronunciate da Bobby Kennedy suonano necessarie.
Questo però non è un film su Kennedy, che viene rappresentato solo come un simbolo, un'idea di cambiamento. E' un film su come come questa "voglia di cambiamento" viene vissuta dai vari personaggi che affollano la pellicola.
Estevez, dal canto suo, si dimostra all'altezza del compito,dirigendo magnificamente tutti gli attori (da Sharon Stone a Demi Moore, da Anthony Hopkins a William E.Macy)
muovendo la macchina da presa con competenza, senza mai farsi prendere la mano dal facile "virtuosismo" ed evitando il più possibile le trappole della retorica. Finale commovente.
Intelligente la scelta di lasciare la voce originale di Kennedy (sottotiolata, ovviamente) negli interventi alla tv. Sarebbe però stato ancora più saggio lasciare tutto il film in originale.