CINEMA - 14/03/2007

"I figli degli uomini" di A. Cuaron

DI FABIO PUCCI

Un bar. Un uomo si avvicina alla cassa per pagare un caffè. C'è uno schermo e molte persone sono radunate per assistere ad un tragico evento: la morte di baby diego, non solo un ragazzo diciottenne ma anche la persona più giovane del pianeta.
L'uomo non è particolarmente interessato, esce dal bar. La camera lo segue e, un attimo dopo, una bomba esplode nel locale. Una vittima mutilanta e sanginante esce dall'edificio.
Così inizia l'ultimo bellissimo lavoro di Alfonso Cuaron tratto da un libro di fantascenza di P.D. James. In un mondo in cui non ci sono più nascite (e quindi un mondo destinato a morire)assitiamo alla ricerca di una tenue speranza di "rivoluzione" e di rinascita, attraverso il personaggio di Theo Faron, uomo triste e disilluso, interpreatato da un Clive Owen piuttosto convincente.
Cuaron è bravo e lo aveva già dimostrato qualche tempo fà con "y tu mama tambien". E, soprattutto, sa come coinvolgere lo spettatore.
La cifra stilistica del film è il piano sequenza (meraviglioso quello nella macchina e assolutamente incredibile quello nella "zona di guerra" nel prefinale).
Da seganalare anche una grande colonna sonora (da battiato ai radiohead, dai deep purple ai king crimson) ed un sempre bravo Michael Caine.
Un film emozionante.