CINEMA - 06/03/2007

"INLAND EMPIRE" di D. Lynch

DI FABIO PUCCI

TUTTO QUELLO CHE AVETE SENTITO DIRE DELL'ULTIMA FATICA DI LYNCH è VERO.
INLAND EMPIRE è, IN EFFETTI, UN FILM DI DIFFICILE COMPRENSIONE (O ALMENO LO è AD UNA PRIMA VISIONE) E PARADOSSALMENTE FA SEMBRARE "STRADE PERDUTE" O "MULHOLLAND DRIVE" DEI FILM LINEARI rispetto a questo.
Inutile quindi tentare di raccontare la trama di "INLAND EMPIRE" (anche se poi un plot instrinseco volendo lo si potrebbe rintracciare).
Vale invece la pena cercare di farsi letteralmente trascinare nel mondo "malefico" dell'autore, abbandonando la logica e affidandosi solamente (e necessariamente) ai sensi.
Se si è disposti a fare questo, il risultato è un viaggio incredibile e terribilmente affascinante in un mondo psichico in cui le realtà (e le relative esistenze dei personaggi) si moltipicano e si trasformano senza soluzione di continuità.
Quindi un incubo, quasi un film horror (sempre se poi non si tratti proprio di questo) che è anche la summa di tutte le follie che affollano la mente di quello che si conferma uno dei geni del cinema contemporaneo.
A coloro che invece non sono disposti a fare questo "salto", probabilmente "INLAND EMPIRE" sembrerà solo un film troppo lungo (dura quasi tre ore) e un po' presuntuoso.
Del resto Lynch è un regista "estremo". O lo si ama o lo si odia (chi scrive è chiaramente tra i primi). E come tale è destinato a spaccare pubblico e critica.
Girato in digitale (formato che bene si presta alle suggestioni visive lynchane), "INLAND EMPIRE" ha rischiato di vedere la luce solo in home video. Fortunatamente è stato acquistato per il circuito cinematografico ma, sfortunatamente, è stato distribuito malissimo.