CHIOCCIOLA - 3/25/2010

Lo spot pubblicitario è l’anima (anche) della radio.

DI CIRO

Caro Emilio, ti scrivo – non ce ne sarebbe bisogno – per sostenere la scelta di Radio Rock di trasmettere spot pubblicitari al di là dei committenti, degli argomenti, degli schieramenti, al fine di ottenere fondi. Voglio illudermi che possa servire un ulteriore chiarimento. Poi credo anche che se certe considerazioni le fa un ascoltatore hanno una valenza diversa rispetto a quelle espresse da uno che lavora a RR: in questo caso ci si aspetta la difesa d’ufficio, è un po’ scontato. Invece a me non mi pagano, non difendo gli interessi di nessuno, ma amo discorrere usando la testolina senza farne una deità.

Tra i tanti spot trasmessi in questo periodo, “impazza” quello riguardante il Berlusca che sostiene la Polverini. Ma per onestà bisogna precisare che da tempo voi trasmettete spot di un po’ di tutto, senza preclusioni (come i generi musicali). Ne ho sentito anche uno riguardante l’incontro dei giovani col Papa! Poi quelli elettorali, per restare in tema, riguardano praticamente tutti gli schieramenti. Ogni tanto torna dunque la polemica di alcuni indignati ascoltatori che affermano che una certa radio (?!?) non dovrebbe dar fiato alle trombe pidielliste. E’ proprio vero che le idee fanno bene ma le ideologie meno, molto meno. Io, son certo anche tu, preferisco una “radio libera veramente” (Finardi docet) e non una ideologizzata. E’ stupido cercare consensi circa opinioni che già abbiamo, così se ciò non avviene allora non frequento un amico, spengo la radio. Al contrario! In questi anni, dai vari “diggei”, compreso il Nostro Emilio, mi è capitato di sentire (anche) affermazioni (secondo me) sbagliate, ridicole, goffe, inopportune: ma ciò non vuol dire! Le persone si accolgono in toto non a dosi, in parti. Si può stimare di una persona anche l’onestà intellettuale, oppure alcune doti che ha, la costruzione mentale nei ragionamenti, il tessuto culturale, al limite i soli gusti musicali. Ricordo la polemica quando l’anno scorso RR trasmetteva uno spot che invitava i ragazzi a fare domanda, non ricordo bene quale, a un corpo militare. Anche lì (eri in trasmissione mi sembra con Caponi) molti intervennero indignati: erano gli “unici” depositari paladini di un pacifismo che non ammette confronto. Loro erano la voce di quella sinistra buonista vicina alla gente, ai giovani, perché la guerra è una male assoluto e quindi non bisogna neanche nominarla un’accademia militare! “Bene! Bravo! 7+!” Noi, meschini, il resto del mondo, quelli che non dimenticano che dietro i corpi di polizia e militari ci sono persone, persone con necessità di lavorare (anch’io pur non essendo uno che ama le divise entrai in una Scuola Sottufficiali della Guardia di Finanza dopo 3 anni che stavo a spasso, poi andai in un Ministero) persone, dicevo, che lavorano per tirare avanti la famiglia, siamo allora dei guerrafondai? Come dici tu, sembra che basta uno spot per convincere automaticamente e subitamente (bello eh?) una persona a uno o a tal altro partito… Ben poco formati, costoro, politicamente, molto influenzabili, mi verrebbe da dire.

Eppoi circa gli spot: 1) si fa concretamente male a qualcuno? 2) sono utili alle casse della radio? 3) sono un’espressione libera di pensiero e di gestione economica? 4) quale alternative ad essi? Circa il punto 4, vorrei vedere se si eliminasse la pubblicità e si chiedessero contributi agli ascoltatori… Si chiuderebbe in poco tempo! Eppoi, maliziosamente aggiungo, non potrebbe recare piacere a qualcuno, anzi a molti, che detestano il Cavaliere, il beffardo pensiero che proprio l’Avversario “number one” apporta soldi per finanziare quel che piace al popolo radiorockista che conta tra le sue fila, scommetto, molti “anti”? Ognuno “la vede” (C.R.P.) a modo suo dal momento che ognuno poi in fondo si fa gli “affari” (C.R.P. bis) suoi. Tanti sms recitavano che riflettendo sulla natura degli spot si capisce che politici abbiamo, quelli che meritiamo: forse è vero. Anche qui nulla di nuovo sotto il cielo! Ormai di questa indigestione tecnologica e di informazioni che viaggiano veloci in internet, cellulari, televisioni eccetera dobbiamo fare i conti: le elezioni si vincono spendendo risorse in questi mezzi capaci di diffondere capillarmente le solite (ebbene sì!) promesse circa l’impegno futuro di “uomini capaci” per il lavoro, la sanità, il traffico, la scuola e-chi-più-ne-ha-più-ne-rimetta (appunto!) I partiti politici servono e… non servono! Servono perché è doveroso che esista un’associazione di persone che si dedichi in via continuativa a questo, ci rappresenti nei nostri interessi legittimi, esiga doveri e difenda diritti. Ma, al contempo, non servono (letteralmente parlando) perchè “a volte” (voglio fare per una volta il buonista) i politici non esercitano una reale servizio ai cittadini, fanno prevalere interessi privati o di partito, di opportunità politica, insomma la conservazione del potere. Poi è chiaro: è impossibile accontentare tutti! Riassunto: la democrazia è teoricamente la cosa più bella e sostanzialmente la cosa meno praticabile, quindi la più stupida!!!

Insomma ragazzi (si dice radiorockiani o radiorockisti? Boh! ekkecenefrega!) sopportiamo lieti la pubblicità in radio con qualsiasi fattezza si presenti. Se vogliamo turiamoci pure il naso. Ma godiamoci la buona musica che passa il convento RR e le piacevoli ore passate con il Buon Emilio, il dirompente Prince Faster, il mistico Tagliaferri, il surreale Caponi, l’esuberante ridente Claudia. W la radio M (abbasso) la tivvù!!!