CHIOCCIOLA - 12/11/2009

Emilio e le puntate “tematiche”

DI CIRO

Caro Emilio,
c’è un meccanismo ben noto in psicanalisi (ricordo il peccato di gioventù della fugace lettura de “Il motto di spirito” di Freud) ma anche da autori di commedie teatrali, che spesso lo utilizzano: creare situazioni di scena o narrare fatti in cui una battuta o un evento si ripetono. Queste scene, di per sé stesse, dopo la prima, innescano nello spettatore un meccanismo di attesa e appuntamento con la battuta che facilita il riso. Totò ne faceva un grande uso nei suoi film. Ricordo “Miseria e nobiltà” di Scarpetta, dove Peppiniello, il ragazzino povero figlio del maggiordomo di una casa signorile, ripeteva spesso, mentendo in modo maldestro, per farsi accettare dal cavaliere: “Vincenzo m’è padre a me!”.

A tutti piacciono le sorprese (piacevoli) del viver quotidiano. Ma anche il ritrovare punti fermi quali persone e oggetti conosciuti sui quali appoggiare la propria esistenza. Insomma l’uomo è sì “un’animale d’abitudini” ma anche un’anima in costante ricerca, in ansie di gratificazione. Sul primo aspetto, mi riferisco alle tue puntate “tematiche” tipo “77” del dopo derby (i romanisti e radiorockiani sanno il perché) o la trasmissione della traccia 6 di vari cd fatta tempo fa. E altre ancora come il brano jazz che trasmettevi la mattina presto, così come tutta l’opera di Giorgio Gaber. Uno quel giorno s’aspetta qualcosa che piacevolmente poi arriva. Rientra (promessa mantenuta) anche l’azzeccata puntata di mercoledì 9/12 in cui è stato protagonista Sergio B., tant’è che qualcuno via sms si è augurato una qualche tipo di “ri-affacciata” in radio del protagonista di un giorno. Questo per ribadire quanto detto prima. Tutti, da ragazzini, abbiamo collezionato giornaletti, figurine, tappi, lattine, scatole di sigarette, pupazzetti e gadget vari da merendine e quant’altro… Certo i giovani d’oggi (bello! così m’invecchio di vent’anni!) sono più attratti dai ludici passatempi ultratecnologici. Ma insisto che è piacevole per i radioascoltatori percepire in diretta una trama, un filo che lega la puntata: sia esso riferito a un anno, a una band, una città, un fatto d’attualità, insomma ce né a volerne! E’ un po’ un gioco: gli ascoltatori in vario modo interagiscono ed entrano nel pentolone del tema del giorno, e ci si confronta, si sentenzia o si spara a zero, tanto te sei democratico (ma non volevo offenderti tanto il termine è obsoleto) trasmetti tutto (quasi, ci mancherebbe!). Certo un limite è che a volte alcuni giudicano e criticano avendo scarse conoscenze dell’argomento in questione, incrementando la confusione dei “secondo me”, che tradotto vuol dire: “la verità ha smarrito la via di casa!”. Altri limiti sono il breve spazio di esposizione di un sms o la quasi mancanza di dirette telefoniche: ma su questo punto credo fai bene perché in altro modo il programma perderebbe ritmo, si potrebbe “impantanare”, soprattutto se hai in mente una scaletta di pezzi o un argomento da esporre (C.R.P.).

Caro Emilio, il senso di questa lettera (mail d’antico) è farti il plauso per queste tue aperture e anzi, per quel poco che vale la mia opinione, incoraggiarti ad aumentare le puntate “tematiche”, magari con piccoli sondaggi - come già hai fatto - di scelta di un tema, in certi casi preavvertendo qualche giorno prima. Si potrebbero trattare temi a sfondo musicale, giocosi e (perché no?) anche questioni serie, gravose. Potresti, anche questo non è nuovo per te, dopo averlo contattato, portare in radio o far partecipare in altro modo uno spettatore “esperto, si fa per dire” per alimentare lo scambio su un preciso tema.

T’ho ammorbato abbastanza! Un caro forte abbraccio dal tuo fedele ascoltatore (che fatica seguirti la mattina tra figli e metro: ma che piacere farlo!). Emilio, che possa trascorrere un Santo Lieto Natale, nella ricorrenza della nascita 2000 anni fa di quel Falegname palestinese (!) tanto una Brava Persona… ma di cui ora (mannaggia!) mi sfugge il nome (eppoi viemme a ddì che il Natale mette stress e ti fa malinconia: il Natale è la nascita di… come se chiama… insomma vabbè se semo capiti!).

Ciro