CHIOCCIOLA - 3/10/2008

Mi sono seduto dalla parte del torto

DI CLAUDIA

Ciao emilio son claudia
Ho inserito un post piuttosto lungo (anche troppo) per la questione maschilista.
Purtroppo essendo una sega con internet e con i blog
La formattazione è pessima e non si capisce nulla
La mia idea era riportare alcune rec. scritte proprio da boris.
Qui sotto il post come lo avrei voluto.


Grazie

Baci

Claudia







“MI SONO SEDUTO DALLA PARTE DEL TORTO

PERCHÈ GLI ALTRI POSTI ERANO TUTTI OCCUPATI" - B.BRECHT




Mi dicono che Boris Sollazzo è un maschilista.

Cerco in internet gli articoli di questo critico di sinistra maschilista.

Ne trovo troppi e ne riporto qui sotto solo alcuni, in rigoroso disordine.



Molto incinta

Confidando in questo, la fiducia in "Knocked up" era tanta. Nonostante il regista fosse il "sospetto" Judd Apatow, la delusione provata alla fine è stata cocente.

(…) Noioso e irritante, è stato osannato dalla critica americana. Forse perché qui la donna è soprattutto madre e moglie paziente, l'aborto è un demonio da non prendere neanche in considerazione, il modello di famiglia è quello approvato da i catto-benpensanti e benestanti.

Viene da rabbrividire quando persino la commedia svolta a destra.

Da Liberazione, 3 agosto 2007



Becoming Jane

(…) In questa loro storia, il regista inserisce i temi più importanti. La ferma volontà di lei di agire per amore e non seguendo obblighi e sentieri già scritti, il coraggio di rompere gli schemi, ancor più nella vita che nell'opera letteraria: non si sposa, scrive romanzi. «Quel genere - chiosa sarcastico McAvoy - fatto per le donne». Allora, infatti, l'unica letteratura degna di tal nome parlava della grande storia, di speculazione intellettuale, ed era maschile. L'arte degenere, anzi di genere, era per donne, per di più emarginate per il solo fatto di «vivere della propria penna». Rosa, nera, gialla, tra romanzi d'amore, gotici e appassionati, era la letteratura minore, per intelletti viziati dai bassi istinti.
Il solito maschilismo ottuso, combattuto con coraggio dai grandi romanzi di Jane Austen, innovativi e potenti, in cui l'arguzia sostituiva la retorica e i facili stratagemmi emotivi (bello e semplice l'incontro con Ann Radcliffe, ideale passaggio di testimone). Un film lieve, romantico, intelligente. (…)

Liberazione, 12 ottobre 2007



Una regina di fiori, anzi di rose

(…) Ottima accoglienza anche per Alina Marazzi. Documentarista di razza (già a Locarno con Un'ora sola ti vorrei e Per sempre, apprezatissimi da pubblico e critica) e di forte impatto sociale e civile, quest'anno porta, addirittura in Piazza Grande, Vogliamo anche le rose. Bel lavoro di montaggio e ricerca di repertorio, si contraddistingue per una creatività sperimentale e fantasiosa. Il tutto al servizio di una storia del femminismo, della donna, degli anni '70 attraverso immagini d'archivio e testi (tre diari privati di donne, interpretati dalle voci di Anita Caprioli, Teresa Saponangelo e Valentina Carnelutti). Sa essere rigorosa e allo stesso tempo lieve, con chicche impedibili tra cui un'inchiesta di Luigi Comencini. (…) Un modo per guardare al nostro passato scoprendolo un po' troppo simile al presente. Riflessione che Locarno suscita spesso. Soprattutto per gli aspetti peggiori.

Il sole 24ore 6 agosto 2007




I guardiani del giorno

Un fantasy femminista in cui le donne (Mariya Poroshina, Galina Tyunina, Zhanna Friske) tengono le redini di storia e film. Il regista sa usare la macchina da presa con bravura e fantasia, ha un gusto musicale "cattivo" (Umaturman, Piknik, Nautilus Pompilius, ma anche gli amerikani The bravery), un (est)etica visionaria e una narrazione brillante e ironica. I suoi buoni, tutti, ovviamente, impiegati alla centrale elettrica, assomigliano tanto agli ex comunisti, i cattivi ai neocapitalisti mafiosi e pacchiani. In Italia questi Guardiani non attecchiscono, troppo raffinati e allo stesso tempo naive, forse. Ma la lezione di Bekmembatov vale comunque: dovremmo organizzare un piccolo charter di bravi cineasti giovani che si stanno spegnendo nel pantano di un Italia cinematografica snob e sempre più asfittica. Diretto a casa Corman.

Da Liberazione, 9 novembre 2007



Nine Lives

Vedendo 'Nine Lives', l’autore ci prende per mano e ci accompagana a spiare, con discrezione e sensibilità, nove momenti importanti nella vita di altrettante donne. E lo fa raccontandoci i 12 minuti precedenti all’avvenimento. Senza artifici di montaggio, come già detto, ma seguendole in tempo reale, con tanta virtu’ e nessun virtuosismo. Delle ellissi mai forzate che non spiegano ma che ci fanno vivere e capire queste situazioni (…)non vanno dimenticate Sissy Spacek, Glenn Close, Lisa Gay Hamilton, Kathy Baker, Amy Brenneman, Amanda Seyfried, solo per citare alcuni dei meccanismi di questa struttura quasi perfetta.

Cinema 4stelle



L’età barbarica

(...) Arcand si conferma mediocre censore dei suoi tempi, dotato di una certa dose di ironia, ma sempre più appesantita (…)

Irrita Jean-Marc, malinconico maschilista che incolpa solo gli altri, soprattutto le donne, dei suoi insuccessi. Per una di esse (Macha Grenon) c'è persino un duello medievale, involontaria (?) metafora della mentalità dell'autore. Arcand rimette in piedi il suo teatrino malin-comico di macchiette, sempre più sbiadite e di maniera. Tanti spunti intelligenti per nulla. O quasi.."

Liberazione 7 dicembre 2007



APPUNTAMENTI:CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE

Giovedì 9 Ore 18.00 - Boris Sollazzo (giornalista) e Maria Paola Fiorensoli (Il Paese delle donne) presentano il libro Incontro al dialogo. La sfida dell’intesa nei tempi della crisi di Primavera Fisogni (ed. Franco Angeli). Malgrado la debolezza pragmatica, l'appello al dialogo rivela una singolare carica etica nel chiamare alla responsabilità i soggetti che identifica, ma soprattutto annuncia-enuncia ciò che si dà a vedere come essenziale: l'evento dell'incontro.



Riparo (Anis tra di noi)

“Una bella storia con la forza dei suoi contenuti e l’abilità e umiltà del regista di trattarla senza forzature”

Liberazione 18/01/2008



La giusta distanza

(…)Non siamo in un Giulietta e Romeo moderni, il razzismo, il classismo, il maschilismo sono striscianti e salgono a galla subdoli. Così l'apice del giallo è anche quello del ritratto sociale, avvilente e reale (…)

Liberazione, 20 ottobre 2007



La reina del condòn

(…)La reina del condòn ("La regina del preservativo"), titolo del documentario che la racconta e soprannome ironico che porta con orgoglio. Glielo diedero quelli che chiama i "supermachos" per quel programma rivoluzionario sull'educazione sessuale che Wilma, la moglie di Raul Castro, le affidò. Diventerà nazionale, con appuntamenti radiofonici, televisivi, pubblicazioni, una divulgazione approfondita e senza pudori (il suo motto? "En el sexo todo es normal") che andò a disturbare il maschilismo conclamato dei cubani.

(…) Il suo programma di prevenzione, centrato sull'uso dello sconosciuto (anche ora) condom, era coraggiosamente femminista. Le gravidanze precoci o indesiderate, ma inevitabili vista l'ignoranza, bloccavano le donne nella sottomissione agli uomini, oltre ad aumentarne la mortalità. Un programma progressista e di emancipazione, in un luogo in cui gli omosessuali sono repressi nel silenzio e definiti "traditori della rivoluzione".

La Krause diventerà punto di riferimento per migliaia di persone "la rivoluzione è aver dato loro modo di educarsi. E anche se da Cuba sono andata via a forza, esclusa, non mi pento di quello che ho fatto". E le è costato molto: il matrimonio, innanzitutto. Il marito prima la supporta, poi la sopporta. Arrivano anche minacce di morte.

(…) Si ride amaramente di ignoranze e ingenuità, ci si indigna, si entra in empatia con questa eroina normale che riesce a parlare con umiltà il linguaggio più adatto alle persone che incontra. "L'uomo tratta la donna - dice un suo giovane discepolo cubano - come un prodotto commerciale: non c'è nulla di più capitalista".

Liberazione 09/08/2007.



One minute to nine

(…) Da applausi, infine, One minute to nine . Storia degli ultimi cinque giorni prima dell'incarcerazione di una donna che ha ucciso il marito violento, dopo 18 anni di abusi (a lei e ai quattro figli) e richieste di aiuto non ascoltate. Tragico, spaventoso, utile (…) Storia texana, ma universale: l'oppressione della donna e dei minori è forse l'unico tratto comune di tutti i modelli sociali del mondo. E quel martello scagliato con violenta disperazione contro un nazista del focolare nessuno di noi lo avrebbe fermato.

Liberazione 09/08/2007.



Non è un paese per vecchi

Hanno sempre peccato, tranne che in quel fantastico film di 12 anni fa, di un certo maschilismo, con esplosioni di testosterone cameratesco nascoste da una comicità raffinata e da una profonda conoscenza del cinema (…)Il libro di Cormac Mc Carthy, coinvolgente ma con qualche falla, qui viene reso con intensità, ma non con onestà. Né intellettuale né cinematografica. Film violento e cattivo, di qualità, ma furbissimo

Boris Sollazzo 25 febbraio 2008



Inserisco In questo mondo libero come ultima recensione della brevissima e assolutamente parziale (fatta solo tramite internet) ricerca tra gli articoli di Boris che se non sbaglio collabora per più di 10 testate diverse. Con estrema professionalità. L’ho scelta non solo perché trasuda sincerità, ma perché mi emoziona. Come donna, come trentenne, come precaria.



In questo mondo libero

È un mondo libero. È un mercato libero. (...). Ken Loach, maestro del cinema del lavoro ma soprattut-to dei lavoratori, con In questo mondo libero , dopo la Palma d'Oro, dopo lotte fratricide e scontri di civiltà,torna alle origini. (...). Racconta la storia di una vittima del sistema che diventa carnefice. Angie (Kierston Wareing), è una ragazza madre 33enne. Donna, brava, sensuale, ricattabile: la precaria per-fetta. Dopo l'ultimo ingiusto licenziamento decide di giocare in proprio, sfruttando la sua esperienza in un'a-genzia interinale per lavoratori extracomunitari. Inizia la discesa all'inferno: schiacciata da concorrenti più loschi e potenti (mafie legali e non) e dalla sua am-bizione, trova (forse) il successo, ma perde se stessa. Loach, con la sua regia (...) fotografa un mondo al col-lasso. Romantico e sempre arrabbiatissimo trotzkista,con dolce ingenuità, si butta in un mondo non più suo,senza operai, minatori, licenziamenti o draconiani taglial personale, ma con una forza lavoro a cottimo, divisa e inconsapevole. La lotta di classe è la stessa, ma più fero-ce e immorale. Ken, nonostante il suo sceneggiatore Paul Laverty, que-sto nuovo ghetto di fantasmi precari e migranti lo rac-conta con gli occhi di una di noi, che imbraccia le armi del nemico, non capendo che gli scoppieranno in ma-no, uccidendo solo se stessa e i suoi pari. Il solito vec-chio Loach, alle prese con la globalizzazione cannibale in cui solo lo sfruttamento non ha confini.

Liberazione28/09/2007



Mi dicono che Boris Sollazzo è maschilista.

A me, sinceramente…mi pare una stronzata.